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Il mio dubbio si è sollevato quando per la prima volta mi accorsi della presunzione con cui giudicavo alcune persone

--Antonio--

Egregio Dott.Castaldi,
ieri sera,appena dopo una cena con amici,mi trovavo in uno stato di beata ebrezza.Mi guardavo intorno,una normalissima serata di divertimento tra coetanei.ad un certo punto durante delle chiacchiere da "ubriaconi" una frase di un mio amico mi ha risvegliato dallo stato confusionario in cui ero caduto a causa dell'alcool.li per li non lo feci notare ma quella frase mi aveva davvero fatto pensare.tornato a casa ripensai al discorso che stavamo facendo.Il mio amico mi stava raccontando di un suo conoscente che dopo aver quasi sfiorato la morte per annegamento da bambino aveva riportato traumi cerebrali dovuti allo spavento dell'accaduto.quella frase mi "turbò" molto poichè anche io da bambino ebbi una bruttissima esperienza in piscina,attimi in cui vedetti la morte in faccia ma avevo completamente rimosso questo ricordo.è possibile che il fatto mi abbia creato problemi psichici? adesso che ci penso della mia infanzia fino ai 13 anni io mi sentivo diverso dagli altri quasi come non contassi o non fossi uguale.da quando sono entrato nella scuola superiore invece ho subito un cambiamento radicale ed ora sono integratissimo sono il rappresentante della mia classe,ed ho a che fare con molti "politici" a livello comunale poichè rappresento il mio istituto nella nominata sede.Sono inoltre abbastanza atletico e primeggio in sport come la pallavolo e calcio.Il mio dubbio si è sollevato quando per la prima volta mi accorsi della presunzione con cui giudicavo alcune persone che sono normali ed integrate ma che a vederle sembrano davvero persone malate.alcuni dicono che questi sono autistici o "mongoli" e glielo dicono spesso e volentieri in faccia.A me mai nessuno mi ha detto una cosa del genere,almeno non che io sappia,ma la domanda che mi sono posto è se io critico alcune persone perchè giudico i loro atteggiamenti da veri e propri psicopatici perchè qualcuno non dovrebbe dire o pensare esattamente le stesse cose di me? il fatto che poi io vedo la mia vita dalla terza media in giu come se non la avessi vissuta io, ma un'altro me..[nel senso che non mi riconosco nel me stesso di 5 anni fa] mi fa ancor più dubitare.dalle parole che le ho scritto pensa che poteri aver qualche disturbo di qualsiasi genere? in questo momento vorrei proprio avere una laurea in psicologia per interpretare i miei pensieri =).
la saluto e la ringrazio per il suo tempo.Antonio



>Gentile Antonio,
quello che lei descrive è l’insinuarsi di un dubbio, la qual cosa non è necessariamente negativa. Il porsi delle domande è spesso un’occasione di crescita personale e di ampliamento dei propri orizzonti. Cartesio poneva il dubbio all’origine della saggezza ed indicava il suo estremo nel cosiddetto “dubbio iperbolico”. E’ bene tuttavia distinguere fra atteggiamenti filosofici ed implicazioni pratiche degli stessi: il dubbio non dovrebbe giungere alla paranoia, così come si dovrebbe avere qualche certezza in più di quella di esistere. Al di là di questa digressione, trovo più che altro interessante il fatto che lei sottolinei i suoi 13 anni come una sorta di spartiacque, come il simbolo di una divisione. E’ successo qualcosa di particolare?
Non si preoccupi eccessivamente di avere qualche “disturbo”, piuttosto provi appunto a pensare al perché di questa divisione in due parti della sua vita. Continui a scriverci se vuole, o ci chiami, saluti

Dott. Giovanni Castaldi

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