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Fidanzata per tre mesi con un ragazzo apparentemente normale

--Monica--


Salve,
sono una ragazza che è stata fidanzata per tre mesi con un ragazzo apparentemente normale.
All'inizio della relazione il mio fidanzato si è completamente concentrato su di me, era molto dolce, affettuoso., premuroso, ma fin da subito ha cominciato a chiudermi sotto una campana di vetro. Mi ha portato subito in famiglia dai suoi, mi ha tenuto sempre a casa con lui, evitando di uscire inizialmente al fine di "rafforzare il nostro rapporto" e poi immetterci nel mondo di amici e conoscenze varie. Amava ogni cosa di me, mi idolatrava, sia a livello caratteriale, che fisico....ha insistito molto affinchè anche io lo inserissi nella mia famiglia. Non riusciva a fare altro, se non tempestarmi di chiamate, messaggi , a qualunque ora del giorno e della notte. Ero diventata la sua ossessione. Un bel giorno gli ho fatto delle confidenze sul mio passato, perchè su sua richiesta voleva che fossimo sinceri l'un l'altro. Il problema è che soltanto dopo un mese di relazione, ho avuto il coraggio di confidargli che avevo avuto una storiella di sesso con un suo collega, ma che non aveva rappresentato nulla di significativo per me. Da quel momento è cambiato tutto, si è legato in maniera ancora più morbosa a me e ha cominciato a discutere giornalmente di questo fatto, dicendomi che avevo tradito la sua fiducia, l'immagine "pulita" che si era creato di me, che stava male, e ha cominciato a non dormire, ad avere ansia....fino a quando ha deciso di iniziare un percorso da uno psicoterapeuta...Tuttavia la situazione è degenerata perchè lo psicoterapeuta ha addossato tutte le colpe del suo malessere, al fatto che io con le mie confessioni ho causato in lui un trauma e ho fatto venir fuori tutte le sue paure. Ha cominciato a stare sempre peggio fisicamente, con attacchi d'ansia, vomito, confusione mentale, vertigini, tachicardia, insomma ha iniziato a prendere farmaci a quanto pare.....ha cominciato ad alternare sms di amore e di rabbia, fino a quando gli hanno imposto di allontanarsi da me, altrimenti la terapia non avrebbe fatto effetto....Lui ha provato ad allontanarsi, ma non ci riusciva perchè molto innamorato e così abbiamo continuato a vederci, ma andava sempre peggio, non dormiva più la notte, stava bene solo quando mi aveva accanto, ma al tempo stesso provava un "qualcosa di strano" nei miei riguardi. Ha cominciato a dire che sono la causa dei suoi mali...e insomma, alla fine ci siamo lasciati.....ma lui continua ad essere ossessionato da me...mi dice di lasciarlo in pace e poi mi cerca.....Poi non è da trascurare il legame morboso con la madre, che sa tutto di questa storia e non lo molla un secondo da quando è iniziato tutto; adesso lei vuole che io stia il più lontano possibile da lui, perchè deve guarire. Ma mi chiedo....di cosa soffre il mio ex ragazzo? é normale una reazione del genere per una delusione sul mio passato? Devo pensare che sia solo ansia o è qualcosa di più grave? Grazie mille in anticipo per la consulenza.
Cordiali saluti.



>Gentile Monica,

la questione sessuale che ha fatto soffrire il suo ragazzo è molto probabilmente rappresentativa di un suo disagio più profondo e ne ha offerto in qualche modo l’ingrandimento. L’atteggiamento idealizzante e fusionale che egli ha avuto nei suoi riguardi potrebbe essere legato a sue dinamiche familiari, non ultimo il forte legame con la madre da lei descritto.
Egli probabilmente nutre nei confronti delle donne dei sentimenti ambivalenti, di conflitto, che si sono espressi nel corso della vostra breve relazione. Anche il fatto che la volesse tenere “in famiglia”, evitando invece il contatto con il mondo degli amici, potrebbe significare il suo tentativo di svolgere la vostra vicenda all’interno del perimetro entro cui la sua vicenda (quella edipica) non si è ancora conclusa.
È sicuramente una buona cosa che il ragazzo stia seguendo un percorso di psicoterapia, che richiederà un suo tempo. Se lei osserva che la sua presenza favorisce i suoi sbalzi d’umore rendendolo meno stabile, potrebbe effettivamente essere funzionale che lei mantenga una certa distanza durante questa prima fase terapeutica, senza però sentirsi assolutamente la “causa dei suoi mali”.
Ci scriva ancora se vuole, cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

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Dott. Giovanni Castaldi

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