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Come devo interpretare il suo atteggiamento?

--Mauro--
 
Dopo due anni e mezzo di quello che credo esser stato vero amore, e in seguito a una endometriosi conclamata, la donna che amo e che diceva di amarmi mi ha lasciato. Lo stesso giorno ha lasciato anche il marito. Per 4 mesi non si è fatta ne vedere, ne sentire, non ha mai risposto a nessun mio sms, o al massimo scriveva e diceva di odiarmi e disprezzarmi. Attribuivo tutto cio' allo stress da patologia ( non puo aver figli) e da separazione ( 10 anni di matrimonio e tante persone le han voltato le spalle). Sottolineo che è una psicologa e molto in gamba. Dopo 4 mesi, mi ha chiesto improvvisamente di fare un viaggio insieme. Da allora si è, a parer mio, molto avvicinata. Mi parla di cose sue di cui nemmeno prima mi parlava, mi ha proposto di conoscere le sue amiche che non avevo mai conosciuto, mi ha fatto piccoli ma significativi regali, si confronta timidamente con me circa i suoi stati d'animo, e dimostra di preoccuparsi per me. Nel mese di dicembre abbiam passato quasi 4 settimane insieme in giro per l'europa. Lei vive a Novara, io a Napoli. Non capisco le ragioni di questo cambiamento. Le ho confessato di amarla come il primo giorno, e lo ho detto che il fatto che lei si sia così tanto avvicinata per me è significativo del fatto che non riesce a star lontana da me, che se anche non vuole riconoscerselo mi ama ancora, ma in questo momento di stress, confusione e poca serenità (per sua stessa ammissione), non le va di pensare a relazioni o all'amore. Nega. Sostiene di provare un puro affetto per me. Così il 10 gennaio siam rientrati, e l'11 mi chiede di ripartire a febbraio. Ieri mi ha scritto che non vuole piu' che io conosca le sue amiche. Quando siamo insieme mi tratta con dolcezza, comprensione e intelligenza. A distanza tende a maltrattarmi un po'. Mi scrive che son parte della sua vita e che non vuole sparire dalla mia vita, mi invita a passar tanto tempo insieme, sapendo che così facendo inevitabilmente alimenta speranze, sogni e quindi dolore. Se davvero mi vuol bene, perchè lo fa' ? Cosa devo pensare ? Credere a quello che mi dice ( non ti amo), o a quello che fa ( confidenze, inviti a star insieme, partire )? Secondo me c'è una certa incongruenza tra fatti e parole, mi sbaglio ? come devo interpretare il suo atteggiamento ? Avrei altre mille domande o esempi, mi rendo conto che un po' mi do le risposte che voglio, ma oggettivamente non posso non dar peso a certi suoi atteggiamenti, cambiamenti e dimostrazioni. Aiuto...

 


>Gentile Mauro,

certamente la signora di cui parla sta passando un periodo difficile e questa difficoltà coinvolge anche lei perché siete legati affettivamente. Dalle cose che racconta sembra che la signora abbia un atteggiamento ambivalente nei suoi confronti, che sia confusa. Dice che è una psicologa, quindi è possibile che a motivo della sua professione sia a sua volta in contatto con una figura in grado di fornirle supporto. Ho fatto questa premessa per cercare di comprendere se sia il caso di consigliarle di indirizzarla verso una figura professionale che possa esserle d'aiuto. Verificherei se la signora è già in contatto con un terapeuta, a meno che lei non sia già informato in merito a questo. Per concludere, sicuramente la sua presenza affettiva è di aiuto alla signora ma le consiglio di avere cura anche del suo personale benessere, dato il coinvolgimento da lei manifestato.

Mi tenga informato, saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

La situazione sta precipitando, stiamo pensando di cambiare scuola

--Irene--
 
Buongiorno
mia figlia ha 7 anni ed è una bambina splendida,tranquilla,ma ipersensibile.Quest'anno la sua maestra è stata sostituita da un maestro che non l'ha presa molto in simpatia (succede)ma che oltre a questo è anche una persona molto irruente,urla spesso e usa metodi molto discutibili (la classe viene invitata a cantare, tutti insieme, canzoncina della rimambita a chi sbaglia).La mia bambina è molto impaurita da questa persona,che sommata alla difficoltà di inserirsi all'interno della classe, la sta isolando sempre di più. Non riesce affrontare le difficoltà quotidiane all'interno della classe, in quanto si sente in continuazione inadeguata. Il maestro (consapevole) del problema continua a metterla in ridicolo con piccole cose che a mia figlia sono invece dolori ogni volta. I bimbi della classe, oramai accorti di quanto sta succedendo, la trattano allo stesso modo, facendola sentire sempre stupida e inadeguata. La situazione sta precipitando, stiamo pensando di cambiare scuola, ma temiamo che non sia solamente un problema di maestro, ma un problema di relazionarsi di mia figlia, che dobbiamo farle superare prima che sia tardi.
grazie



>Gentile Irene,

comprendo la preoccupazione per sua figlia. Da quel che racconta è evidente che la situazione, in primis il maestro, non agevoli il benessere della bambina. Come anche lei sottolinea, però, non è detto che sia unicamente l'ambiente a generare questo stato di disagio. Prima di procedere con tentativi come il cambio di scuola le consiglio sicuramente di valutare la situazione con uno psicologo. Può rivolgersi al nostro centro oppure al servizio pubblico. Può telefonarci allo 02 29531468 o in alternativa a questo numero mobile 348 5849549. Incontrerei inizialmente lei e suo marito e poi la vostra bimba per fare un quadro della situazione e progettare l'intervento più idoneo, per esempio valutando l'utilità di eseguire degli specifici test alla bambina oltre a dei colloqui terapeutici. Le consiglio in ogni caso di rivolgersi ad un aiuto di tipo professionale, aspetto sue notizie e la ringrazio per averci contattato. Buone cose per lei,

Dott. Giovanni Castaldi

E se avesse un amante?

--Mirko--
 
Gent.mo dott Castaldi. Le scrivo per un parere riguardo il mio matrimonio. Da un po di tempo a questa parte noto che mia moglie è molto euforica, ipereccitata, ha voglia di ascoltare quasi ogni giorno la musica a tutto volume. Fino a qui nulla di strano, non fosse altro che ha iniziato ad avere questo atteggiamento in modo improvviso. Premetto che di carattere lei è sempre stata solare e vivace, ma ultimmente c'è stata in lei una vera e propria esplosione di contentezza. Non che io sia dispiaciuto di questo, ci mancherebbe. Ma mi chiedo il perchè di quest'attitudine improvvisa, unita al fatto che ha spesso voglia di stare sola, uscire e fare quelli che lei chiama "dei giri". Poi ho visto che trascorre molto tempo davanti al computer. E' una delle prime cose che fa quando torna a casa. Le ho chiesto cosa succedesse, ma lei mi ha detto che non c'è nulla di male e che è sempre stata cosi di carattere.Mah... Lei cosa ne pensa? devo insospettirmi, o sta semplicemente cercando di evadere un po dallo stress del matrimonio e dedicare un po più di tempo per sè? e se avesse un amante?
Grazie e Cordiali Saluti



>Caro Mirko,

lei si pone dei dubbi legittimi, come allo stesso tempo è possibile che sua moglie stia passando un periodo di benessere in cui si sente molto attiva.

Non posso che consigliarle di continuare a parlare con sua moglie, esponendole i suoi dubbi.

Se ritiene che la situazione sia più complicata ed incontra difficoltà nel gestirla, si può rivolgere a uno psicologo che attraverso un'analisi della vostra vita di coppia potrà aiutarla nell'affrontare questa situazione. Venga a trovarci se vuole.

 

Saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

 

>>Buogiorno Dott. Castaldi, le scrivo per ringraziarLa del prezioso consiglio che mi ha dato riguardo al mio matrimonio. L'ho seguito e ho parlato con mia moglie. Ci siamo chiariti ed ora è tutto a posto.
Grazie e Cordiali Saluti Mirko

Per quale motivo faccio cosi fatica ad avere amici?

--Nancy--
 
salve.
io avrei due domande:
1.- per quale motivo faccio cosi fatica ad avere amici?
2.- lo psicologo lo passa il SSN ?



>Gentile Nancy,

sul perché lei faccia fatica ad avere amici le risposte possono essere centinaia. Purtroppo non siamo un oracolo e avremmo bisogno di più informazioni sulla sua persona e sulla sua vita per poter ipotizzare qualcosa. Se vuole ci scriva le sue di motivazioni: secondo lei perché fa fatica ad avere amici?

Per quanto riguarda il secondo punto sì, certamente si può rivolgere al Servizio Sanitario Nazionale che offre servizi di supporto psicologico. In alternativa può rivolgersi a centri privati come il nostro.

Grazie per averci scritto, saluti

Dott. Giovanni Castaldi

Un mix dal quale non riesco a venirne fuori

--Alessandro--
 
Salve,
cercherò di essere breve e diretto sulla questione che sto per porvi.
Ho 23 anni e sono orfano di entrambi i genitori. Mio padre è morto nel ’96 a causa di un tumore, quando io avevo 8 anni, mentre mia madre nel 2005 a causa dell’Alzheimer quando io avevo 17 anni e mezzo.
Purtroppo queste tragedie hanno scosso molto la mia vita. Fin da quando morì mio padre mi sono sempre sentito diverso (in senso negativo) rispetto agli altri: mi sono sempre sentito inferiore, timido, sfortunato, povero, e quant’altro. Ho sempre visto tutti migliori di me. Vedere i miei compagni con un padre e una madre mi faceva sentire quotidianamente triste e per questo ho cominciato a chiudermi e a diventare introverso.
Successivamente con la morte di mia madre, la questione è diventata assai più complessa.
Mi sono quasi sentito un “handicappato” della vita. Ero l’unico ragazzo a scuola, e nella mia zona ad essere orfano di entrambi i genitori. Questo ha aumentato il mio malessere interiore e il mio senso di disagio nello stare con gli altri e provare ad approcciare con persone che non erano i miei amici fidati, o gente che conoscevo da tempo.
Questo era anche il periodo delle prime cotte, ma la mia timidezza mi faceva pensare (succede spesso anche tuttora) che le persone nella mia situazione non venissero proprio considerate dalle persone del gentil sesso.
Successivamente però ho avuto un altro lutto che ha segnato la mia vita: La morte di mio nonno paterno nel 2008.Questo ha peggiorato ancora la situazione. Ho perso anche un anno di università.
Per fortuna le cose da allora si sono aggiustate un pochino: Ho fatto nuove conoscenze, ho avuto un piccolo aumenti di autostima, ho avuto delle ragazze, ma senza rapporti sessuali.
E qui arriviamo all’altro problema: Ho un pene un po’ piccolo. Circa 12 cm in erezione, e questo mi crea problemi. Mi fa avere vergogna con l’altro sesso e mi fa sentire inappropriato; situazione questa, che aggiunta ai miei problemi di introversione/timidezza dovuti alle mie tragedie famigliari, hanno creato su un mix dal quale non riesco a venirne fuori.
Infatti, i problemi del passato non sono riuscito a toglierli dalla testa. I lutti (soprattutto quello di mia madre) non sono riuscito a smaltirli, e le mie ansie, insicurezze, paure, sono rimaste le stesse.
Non so cosa fare. Vorrei vostri consigli! Ho pensato di andare da uno psicologo/sessuologo ma non so se è la scelta giusta.
Nell’attesa di una vostra eventuale risposta, vi porgo anche se con leggero ritardo, i miei più sentiti auguri per un felice 2011.
 


>Caro Alessandro,

innanzitutto grazie per gli auguri di buon anno.

Venendo alla tua storia, è evidente che hai avuto un percorso difficile soprattutto a causa dei lutti famigliari che sono accaduti. Si evince che hai saputo affrontare tali situazioni con carattere, sei riuscito a portare avanti la tua vita e a frequentare anche l'università. Certamente le difficoltà che hai incontrato nel tuo percorso hanno un'influenza sulla tua personalità e si sono manifestate anche in insicurezze nell'area della sessualità. Rimane il fatto che molte persone affrontano nell'evoluzione della loro vita sessuale insicurezze ed ansie, chi più chi meno. Ci chiedi se può essere una buona cosa rivolgersi a uno psicologo: certamente. Devi prenderti cura di te e siccome hai già saputo affrontare grandi e premature difficoltà non esitare a rivolgerti a qualcuno che ti possa essere vicino, che ti possa aiutare nella risoluzione dei tuoi problemi e nelle vicissitudini che ogni crescita personale comporta.

Scrivici ancora, se vuoi.


Saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Da un anno circa soffro di gastrite ed in particolare di un senso di vomito che mi accompagna

--Tiffany--
Salve sono una ragazza di 28anni, da un anno circa soffro di gastrite ed in aprticolare da un senso di vomito che mi accompagna, siccome da tutti gli esami fatti non è emerso nulla tutti mi dicono che si tratti di una gastrite nervosa..E non so come affrontarla perchè io non ne sono molto convinta, diciamo che non ho particolari problemi ne soffro di stati d'ansia..
Secondo voi cosa devo fare?
Grazie Tiffany
 
 
 
>Cara Tiffany le consiglio di fare esami molto approfonditi nei riguardi dell'apparato gastroenterico. Se i risultati  degli esami clinici fossero negativi e i sintomi continuassero a perdurare sarebbe opportuno che lei si rivolgesse a un centro di psicologia e provasse a parlare di questa sua vicenda con uno/a psicologo/a. Mi faccia sapere e buone cose per lei.
 
Dott. Giovanni Castaldi
 
 
>
Dott. Castaldi intanto la volevo ringraziare per la risposta,ma lei per esami approfonditi cosa intende?quali devo fare?
Grazie....saluti

 
>Gentile Tiffany, non è il mio ruolo consigliarle quali esami clinici effettuare per la sua gastrite. Se il suo medico curante ritiene di averle fatto fare degli esami appropriati, e da essi non risulta nessuna causa organica, allora le consiglio nuovamente di rivolgersi ad un centro di psicoterapia.
Se non si sente sicura degli esami che le sono stati prescritti, consulti un altro gastroenterologo per avere un ulteriore parere.
Distinti saluti,
 
Dott. Giovanni Castaldi

Ultimamente soffro di ansia paure e di pensieri ripetitivi nella mente

--Sara--

buongiorno vorrei fare delle domande sul mio conto,ultimamente soffro di ansia paure e di pensieri ripetitivi nella mente, nel 2005 sono stata ricoverata in una clinica a roma e mi hanno diagnosticato la sindrome paranoide, ora rispetto a prima sto meglio , dovro' prendere psicofarmaci a vita hanno detto i medici della clinica e anche il mio psichiatra, ma avendo 28 anni vorrei guarire definitivamente da questo disturbo, ho visto il parere di un medico in tv e diceva che si puo guarire da questi disturbi, ora le chiedo anche se sara necessario che venga da voi e se si puo guarire o rimanere a tenere con farmaci sotto controllo la situazione,uso questi farmaci, depakin 300 chrono, una pastiglia la mattina e abilify 10mg la mattina, e di nuovo il depakin 300mg chrono la sera, sinceramente sono anche un po titubante perche' non saprei se è la cosa piu' giusta visto che mi hanno detto che devo tenere sotto controllo a vita la mia situazione, ma mi fa piacere sapere anche un vostro parere. la ringrazio. distinti saluti.
 
 
 
>Gent. Sig.ra Sara ritengo che lei proseguendo la sua vita possa migliorare e arrivare a un buon soddisfacimento esistenziale non perdendo però mai di vista la sua personalità e lavorando sempre su se stessa. Non ci vedo nulla di particolarmente grave nell'essere sempre presenti a se stessi, anzi lo trovo un fattore molto importante nella vita di ciascuno che comporta il fatto di non subire la vita ma di affrontarla consapevolmente rispetto alle azioni che svolgiamo. Lei non dovrà mai dimenticarsi di se stessa ma dovrà sempre lavorare sul senso delle sue azioni e su ciò che sta facendo, dovrà avere una memoria sempre attiva e dinamica sulla sua vita passata e presente. Nel tempo penso che potrà ridurre i farmaci e anche forse sospenderli se però avrà fatto il lavoro terapeutico sulla sua persona. Le consiglio per ora, oltre a prendere i farmaci, di fare una psicoterapia di sostegno o di orientamento perché le può essere di aiuto per capire ciò che le è accaduto nel passato e che l'ha costretta a essere ricoverata in una clinica dove le hanno stilato una diagnosi di disturbo paranoide. Lei sa dire qualcosa, sa dare un senso a questo suo disagio invalidante, ha un minimo sentore delle cause scatenanti la sua patologia? Provi a rispondermi. Se desidera un parere più preciso sul disturbo che l'affligge devo però vederla e fare una serie di colloqui clinici con lei. Se vuole posso riceverla a Milano nel Centro clinico di cui sono responsabile. I numeri di telefono per prendere un appuntamento sono 0229531468 e 3485849549. Mi faccia sapere e buone cose per lei.

Dott. Giovanni Castaldi

Sono troppo impulsiva e sono qui per chiederle cosa devo o comunque dobbiamo fare

--Sara--

Salve. Volevo parlarle di un mio problema che sta seriamente compromettendo la mia vita con la mia famiglia con le amiche e maggiormente con il mio fidanzato che anche lui come me ne soffre;sono troppo impulsiva e sono quì per chiederle cosa devo o comunque dobbiamo(sia io che il mio fidanzato)fare per risolvere il problema che sta diventando troppo serio, spero la sua non sia la solita risposta di contare fino a 10 perchè anche se lo faccio rimango sempre sotto effetto impulsivo e dunque aggressiva(logicamente tutto a parole)la prego di risolvere il mio problema,un saluto ed un enorme ringraziamento in anticipo
 
 
>Gentile Sara, lei mi chiede di risolvere il suo problema come se nelle poche righe di una consulenza online fosse possibile agire con una sorta di bacchetta magica. In questa sede posso solo darle dei consigli in grado di orientarla. C'è bisogno che lei parli di questo problema con qualcuno, approfondendo i dettagli di questa "impulsività" che a quanto dice le sta compromettendo la vita. Sicuramente non le dico di contare fino a dieci. Contatti uno psicologo/psicoterapeuta nella sua zona, è possibile che in pochi colloqui si risolva la sua problematica.
 
Dott. Giovanni Castaldi

Da un mese a questa parte sono e appaio nervoso. Non ne riconosco la motivazione

--Lorenzo--


Come va? Spero bene :)
Da un mese a questa parte sono e appaio nervoso. Non ne riconosco la motivazione... Prendo alcuni psicofarmaci (paroxetina, gabapentin e Alprazolam); ho 19 anni e lavoro in una scuola di specializzazione post-laurea, frequento l ultimo anno di liceo scientifico, "preparandomi intanto psicologicamente" ad un mio desiderio di entrare nella facoltà di medicina il prossimo anno; inoltre sono rappresentante d'istituto della mia scuola (il chè mi mette in costante esposizione con gli altri studenti). Faccio tirocinante fotografo durante la settimana e nei weekend, a matrimoni discoteche etc e infine collaboro per una Onlus. Evidenzio questo, perchè ciò è molto faticoso per me. Non vorrei che il mio essere nervoso sia una conseguenza del mio stato psico-fisico "affaticato". Oppure non so da cos'altro... Ma l'unica cosa che mi sembra logica è questa.............
 
 
>Caro Lorenzo potrebbe essere senz'altro come dice lei però le consiglierei se lo stato di disagio dovesse persistere di andare a parlarne con qualche professionista, uno/a psicologo/a o psicoterapeuta. Se portare avanti contemporaneamente tutte le attività che descrive la affatica e la innervosisce a tal punto da dover ricorrere a degli psicofarmaci credo che sia lecito domandarsi se non sia il caso di "alleggerire" un po' la quantità di questi impegni. E' lei stesso a far notare in quante cose si è impegnato. Se tali attività costituiscono comunque per lei un modo di convogliare le sue energie in qualcosa che la soddisfa ed è solo la loro quantità a crearle una forte pressione, bisognerebbe chiedersi allora il perché lei ha questo bisogno di tenersi impegnato "al 100%".  Mi faccia sapere e buone cose per lei.

Dott. Giovanni Castaldi

Mi mancano delle relazioni soddisfacenti oltre che attività ludico ricreative

--Maria--

Sono una donna di 37 anni in cura da circa tre anni presso il cps con terapia psicologica e farmacologica.Il disturbo che lo Psichiatra mi ha diagnosticato è "Disturbo di personalità emotivamente instabile". Ho appena conseguito il Diploma come Dirigente di Comunità e ne sono fiera. Spesso sento dei vuoti che purtroppo ultimamente "colmo" ricorrendo a sostanze stupefacenti anche se erano ben cinque anni che non facevo nulla e stavo molto meglio, anche se persistevano i sintomi del mio disturbo. Mi mancano delle relazioni soddisfacenti oltre che attività ludico ricreative per riempire i vuoti e la tristezza che mi assale. Che attività mi consiglia? La ringrazio e le invio i miei saluti.
 
 
>Cara Signora le consiglio di intensificare i colloqui psicologici per parlare della sua solitudine. Possono esserci molteplici attività interessanti per rispondere al suo bisogno di rapporto umano e di relazione. A lei che cosa piace fare, che cosa la soddisfa? Rifletta su questa cosa e si orienti in tale senso. Mi faccia sapere e buone cose per lei


Dott. Giovanni Castaldi

Sfuggire sfogandomi su me stessa

--Melissa--


Da poco è finita la storia d'amore con il mio ragazzo con cui stavo da circa 5 anni.Sono caduta in un abisso buio da cui son cercata di sfuggire sfogandomi su me stessa.Prima vomitando e adesso graffiandomi ripetutamente le braccia.Cosa devo fare per uscirne? una persona che fa queste cose,è una persona anormale?
 
 
>Cara Melissa le consiglio di parlare con qualcuno, intendo uno psicologo/a o qualche centro di psicologia come il nostro. C'è un eccesso di negatività e di malessere nel suo comportamento che non ha giustificazioni riguardo all'evento iniziale della fine della storia con il suo fidanzato. Pur essendo le chiusure delle storie d'amore molto dolorose le ricadute psicologiche su chi lascia o è lasciato, anche se è diverso, devono essere contenute emotivamente. Se vuole ci chiami e ci venga  a trovare soprattutto se abita a Milano o nei suoi dintorni. I numeri di telefono sono 0229531468 e 3485849549. Buone cose per lei

Dott. Giovanni Castaldi

Ho sentito parlare della sindrome di Asperger

--Emanuela--

mio figlio ha 15 anni e frequenta il I anno alle superiori, poichè l'anno scorso è stato bocciato, gli insegnanti si lamentano per l'esposizione orale molto disordinata, inoltre la scrittura è delle volte incomprensibile; alcuni insegnanti mi hanno suggerito di usare un pc portatile per quando fa le verifiche in classe. Da piccolo l'ho fatto vedere da logopedisti, e altri specialisti, e tutti dicevano che non era dislessico. Ho sentito parlare della sindrome di Asperger? Grazie
 
 

>Gentile sig.ra Emanuela,
sulla base delle poche informazioni fornite è davvero complesso provare a fare una corretta diagnosi differenziale. Mi sono inoltre chiesta per quale motivo abbia pensato proprio alla Sindrome di Asperger. Questa sindrome, infatti, rientra nei cosiddetti Disturbi Pervasivi dello Sviluppo e presenta caratteristiche ben definite, ad esempio difficoltà motorie nell'infanzia, goffaggine, movimenti impacciati, compromissione delle relazioni sociali, interessi limitati, schemi di comportamento ripetitivi, etc. Generalmente coloro che ne sono affetti non hanno difficoltà di comunicazione, se non, talvolta, una povertà nella comunicazione non verbale (come il guardarsi negli occhi e la postura corporea).
Sarebbe importante sapere da quali specialisti è stato visto suo figlio oltre che dalla logopedista. Il mio suggerimento è quello di farlo visitare da un neuropsichiatra infantile, il quale lavora in stretta collaborazione con psicologi dell'età avolutiva, in modo da poter effettuare un'indagine di tipo neurologico e psicologico, arrivando così a formulare una diagnosi e a capire come intervenire. Per avere qualche informazione in più, può rivolgersi al Medico di Base.
Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti.

Cordialmente,

Dr.ssa Caterina Belvedere

Tutto quello che faccio sembra inutile

--Kevin--

salve,
mi hanno licenziato da circa un anno da li in poi solamente lavoretti inutili senza prospettiva di un futuro non per ma per i miei 2 figli 11 e 7 anni l'unico pallino fisso che ho sono i soldi perchè servono per mandara avanti la famiglia ho pensato ad assicurare la mia vita e poi uccidermi con un incidente stradale senza mettermi la cintura di sicurezza e senza coinvolgere nessuno alla fine io saro' morto ma i miei figli vivranno bene,alla fine c'e' chi dice che i soldi non sono tutto,ma quando mancano?
tutto quello che faccio sembra inutile,non ho piu la voglia di vivere che avevo quando ero piu piccolo,ma con il tempo passa?


>Caro Kevin,
Credo che per lei sarebbe importante avere uno spazio in cui poter discutere delle problematiche che ha esposto. In questo senso, visto che la questione economica per lei è un problema oggettivo, potrebbe rivolgersi a una struttura pubblica che le permetta di avere tale spazio.
Un saluto

Dott. Simone Bonfanti

Ho paura di avere una malattia tipo persecuzione nei suoi confronti non riesco a rifarmi una vita

--Clara--

buona sera, ho avuto una relazione con un ragazzo durata 5anni,da qualche mese abbiamo rotto completamente ogni rapporto premetto la nostra non è mai stata una storia continuativa ci sono state diverse pause alcune che hanno portato lui ad avere altri rapporti l ultima volta che siamo stati insieme l ho fatto solo x una questione di sesso e io appena l ho capito l ho allontanato completamente da allora credo di avere un problema davvero grande credo di non essere più capace di sorridere e ridere sono sempre cupa e triste cerco qualunque persona per avere informazioni su di lui guardo ogni cosa sua esempio pagina di facebook per sapere dove va cosa fa ho paura di avere una malattia tipo persecuzione nei suoi confronti non riesco a rifarmi una vita a ritrovare quello spirito quella serenità che avevo prima di incontrare lui.

 
 
>Gent. Sig.ra Clara la perdita di un amore comporta sempre grandissima sofferenza, sono state scritte pagine memorabili di letteratura in ogni epoca sui dolori della perdita dell'amato/a, non c'è una formula magica per lenire tale sofferenza, bisogna che la perdita di questo nostro rapporto faccia il suo corso all'interno della nostra anima, nella nostra interiorità. Il consiglio che le posso dare è comunque quello di parlarne, non in senso generico con qualche amico/a, ma di parlarne magari in qualche centro di psicologia pubblico o privato approfondendo tutta la vicenda. In fondo se ha scritto al nostro Centro significa che vive una dimensione di perdita eccessiva, c'è in gioco una dimensione persecutoria nei confronti del suo ex partner che è invasiva e non le fa certamente bene, può diventare in futuro un motivo di forte squilibrio. Se vuole ci contatti allo 0229531468 o al 3485849549. Mi faccia sapere e buone cose per lei.
 
Dott. Giovanni Castaldi

E' una battaglia, che a volte, appare persa in partenza

--Angelo--

Nato da parto cesareo il bambino nel primo mese di vita ha avuto la pertosse con conseguenti convulsioni febbrili che gli sono permase sino all’età di quattro anni. Pur mostrando spiccate capacità cognitive ha sempre mostrato una certa aggressività che col tempo è stata canalizzata nello sport dove il ragazzino ha raggiunto ottimi risultati senza intaccare il rendimento scolastico che sino alla scuola media è stato ottimale. Con la scuola superiore ha iniziato ad assumere droghe di diversa natura che ne hanno condizionato la vita sociale e lo stesso rendimento scolastico. Col 1° Liceo Classico – all’età quindi di 16 anni – ha chiesto di lasciare quell’indirizzo motivandolo con la sua indole scientifica anziché classica ed è stato inserito, senza interruzione dell’anno scolastico in corso, nel liceo scientifico dove ha sostenuto un esame d’ingresso che ha superato regolarmente. Il suo impegno – anche se incostante, gli ha permesso di arrivare al 5° anno e di superare gli esami di Stato e seppur con distrazioni di vario tipo ha superato i test di medicina che lo hanno visto tra i primi 50 concorrenti a ragione delle sue spiccate doti intellettivo/scientifiche. Le cose però – nel giro di pochi mesi – si mettono subito male. Il ragazzo non riesce a dare continuità agli impegni perché travagliato da conflitti interni che ne determinano la richiesta d’aiuto alla famiglia che nel maggio del 2006 decide col suo consenso di entrare in una comunità di recupero dove vi permane sino al marzo dell’anno successivo. Mentre i primi cinque mesi i suoi progressi erano stati assai positivi ed evidenti, quelli successivi si sono rilevati deludenti e drammatici. Il ragazzo, dopo il primo periodo, a suo dire, di positività sentiva che volevano piegarlo a delle regole che ne impedivano capacità e possibilità pertanto si chiudeva in una sorta di autismo e solo con il mese di Marzo la famiglia, casualmente, in un incontro di trasferimento ad altra sede – da Formica a Como – si ritrovava davanti un reietto che non aveva alcuna capacità relazionale: farfugliava parole insensate ed era in uno stato psichico indicibile. I genitori, a quel punto, col ragazzo lasciavano la comunità e supportati da uno Psichiatra veniva diagnosticato che il ragazzo aveva subito una psicosi da uso di stupefacenti che con una cura mirata sarebbe potuta rientrare. Nel giro di poco tempo il ragazzo ritornava in sé e lo psichiatra, a quel punto sentiva di asserire che il ragazzo non aveva riportato conseguenze importanti da quella esperienza e che poteva sperare di fare, quanto prima, una vita normale. Si consigliava utile comunque un supporto psicoterapico sino alla completa riabilitazione. La vita universitaria veniva ripresa dopo due anni, previa l’individuazione di un buon psicoterapista che veniva contattato in loco con l’impegno che si sarebbe preso cura anche dell’aspetto farmacologico. Ma così non è stato. Seguito per dieci mesi (da Gennaio all’Ottobre c.a.) solo perché il ragazzo s’è reso conto che non si facevano passi avanti significativi e che proseguire su quella strada non avrebbe portato alcun beneficio, alla fine a seguito di una relazione richiestagli esplicitamente dai genitori veniva diagnosticato un disturbo dell’identità di carattere psicotico e di conseguenza si riteneva inutile la prosecuzione dell’attività psicoterapica. In atto il ragazzo - esaurita l’esperienza psicoterapeutica, che di fatto s’è rivelata poco utile, sta cercando un supporto sia familiare che professionale risolutore. Lui rimane convinto che la scelta universitaria è l’unico punto fermo che gli permette di andare avanti e che il farmaco sinora preso (ziprexa 10mg a volte di più in base al suo status) lo ha solamente spossato e lo ha fatto aumentare di peso tenendolo semplicemente a guinzaglio per lungo tempo. Per inciso lo psicoterapeuta pur essendo uno psichiatra non ha ritenuto di monitorare con esami mirati gli effetti del farmaco che solo in due occasioni è stato verificato dalla famiglia. In questi ultimi giorni il ragazzo ha ridotto lo ziprexa a 5mg e dopo i primi due giorni che ha avuto sensazione di nausea ora sembra si sia stabilizzato anche se non riesce a portare avanti impegni significativi. La sua vita rimane sedentaria e nonostante gli venga consigliato di fare sport lui sposta in avanti le attività fisiche in quanto – a suo dire – è impegnato a smaltire le scorie del passato che non gli permettono di ripartire per la sua strada che in questo momento ha interrotto e che vorrebbe riprendere a Gennaio, ma è un’ipotesi tutta da validare. Il guaio è che trascorre parte della giornata a cercare di correggere suoi presunti difetti, trattandosi con severità e pretendendo da se stesso cambiamenti impossibili: è una battaglia, che a volte, appare persa in partenza.
Cosa consiglia?
Distinti saluti

 
 
>Caro Angelo il caso che lei espone è complesso, non è semplice darle un consiglio. Mi chiedo come mai è stata interrotta la psicoterapia. Il consiglio è di riprenderla e le spiego i motivi. Ho sempre lavorato come psicoanalista sia in ambito pubblico che in ambito privato. Certamente quando lavoravo in Comunità terapeutica o in reparto psichiatrico non facevo il lavoro che svolgevo in studio. Fare lo psicoanalista in psichiatria significa portare lo stile analitico, significa cercare di fare emergere la soggettività del paziente in modo totalmente differente rispetto a una psicoterapia condotta in privato a seguito della domanda di un paziente. Il modello clinico a cui mi sono sempre ispirato riguarda la psicoterapia istituzionale, svolta per decenni in Francia in diversi ospedali psichiatrici. Si tratta di costruire le condizioni ambientali affinché una persona possa parlare, possa sentirsi accolto e ascoltato. Bisogna fare insieme al paziente e non è affatto detto che il paziente debba ogni volta parlare. Si può costruire un campo terapeutico dinamico molto più ampio che il singolo momento dell'incontro vis a vis, diciamo che questo aspetto può avvenire in un secondo tempo, l'essenziale è costruire una relazione di sostegno con il paziente che passa attraverso molteplici attività che non per forza di cose devono passare attraverso dei colloqui. Il giovane di cui lei parla deve essere seguito a un livello più esteso e più ampio, a 360 gradi. La psicoterapia forse non ha funzionato, è un'ipotesi, perché il setting era sbagliato, era un classico setting che prevedeva un lavoro del paziente troppo avanzato riguardo alla sua condizione psichica, bisognava fare un lavoro preliminare che è poi essenziale per qualsiasi cura. Tenga conto che lei dice che il ragazzo è intelligente per cui si può lavorare e la diagnosi di psicosi non è assolutamente sfavorevole rispetto a una psicoterapia. Però bisogna vedere come la si svolge una psicoterapia. Mi faccia sapere, se vuole ci chiami allo 0229531468 o al 3485849549. Buone cose per lei.
 
Dott. Giovanni Castaldi

Inizio subito con il dire che ho tendenze decisamente "asociali" e misantropiche

--Eli--

Buonasera..
Il quadro che vorrei esporre è abbastanza lungo e complicato da mettere in due righe scritte. Proverò a fare un "resoconto" possibilmente breve della situazione.

Sono una ragazza di ventidue anni, e inizio subito con il dire che ho tendenze decisamente "asociali" e misantropiche. Inizio ogni giorno di più a detestare l' umanità, ogni persona che incontro è potenzialmente vittima del mio disprezzo e del mio odio. Sono rari, i casi in cui mi capita di apprezzare una persona per quello che è.. di solito tendo a sottovalutare i suoi ideali -che ritengo inesistenti, rispetto alla gravità della situazione in cui è piombato il genere umano- . Svaluto qualsiasi azione, ritenendola inutile e soprattutto dannosa verso il mondo in cui viviamo. Non riesco più a intrattenere nessuna conversazione pacifica e piacevole. Alle volte mi ritrovo immersa in discussioni che mi rendono l' altra persona irritante, ignorante ed egoista.. Qualche volta, pur provando le stesse sensazioni, tendo semplicemente ad ignorare e tagliare i discorsi, dare ragione o fingere interesse che non ho.

Uscire di casa, lavorare, incontrare le persone.. è diventato una vera e propria fonte di stress per me. A giorni alterni ritrovo un poco della serenità che ho perso, ma si tratta di sprazzi di tranquillità, in cui qualcosa va bene e allora mi riprendo appena. Ma il mio generale punto di vista rimane fermo. Il mio desiderio unico obiettivo: potere un giorno allontanarmi dalla società, dalle persone, dalla modernità e rifugiarmi in un luogo senza tempo. Una casina in un bosco, lontana da ogni rumore innaturale.

Oltre questo.. mi sono resa conto di essere facilmente preda ad eccessi di ira incontrollati. Non tocco le persone, ma quando perdo la pazienza, sono ferita o simili.. tendo a rompere e prendere a calci e lanciare qualsiasi oggetto mi capiti a tiro. Può capitare, mi sono detta. Capita a tutti di infuriarsi. Ma forse mi sto accorgendo che non sempre le motivazioni sono valide a queste "sfuriate".

Mi capita di provare un vero e proprio astio verso delle persone, e avrei voglia di fare loro del male fisico oltre che verbale. Mi trattengo, perchè tutto sommato mi ritengo una persona capace di riflettere, e dal cuore buono. Ma quando accade di provare certi sentimenti divento intrattabile, ho crisi di pianto e la rabbia trattenuta in corpo mi fa stare male. Dentro la città, respirando aria sporca, mangiando cibo avvelenato.. io sento il bisogno di SPARIRE. Non mi sento a mio agio. Ho come la sensazione di essere un pesce buttato fuori dall' acqua, uno di quei pesci gatto in grado di "camminare" sulla terraferma come serpenti.. ma che ben presto comunque fuori dal loro elemento moriranno di sicuro.

Ho un legame molto profondo e speciale con gli animali e la natura. Solo con loro riesco a sentirmi perfettamente a mio agio, ad abbandonare le preoccupazioni e svuotare la mente da problemi che, se vivessimo come Natura comanda, non esisterebbero nemmeno..


Dopo tutto questo, ringrazio cordialmente e anticipatamente. So che è poco, per dare un quadro definito.. ma almeno sono riuscita a sfogarmi un pò!

Eli

 
 
>Cara Eli mi fa' piacere che ti sia sfogata! Pensi che questo sfogo ti possa bastare o desideri qualcosa d'altro ?  Se ti basta va bene se no continua a scriverci e  magari vieni a trovarci a Milano. A presto. Buone cose e buona fortuna per te.

Dott. Giovanni Castaldi

Quando capita che viene sgridata dalle maestre le guarda fisse negli occhi e non risponde

--Lauretta--

Buongiorno,ho una bambina di otto anni, estroversa socievole, solo che quando capita che viene sgridata dalle maestre le guarda fisse negli occhi e non risponde e lo stesso fa con noi a casa. Come dobbiamo comportarci per aiutarla?


 
>Gentile Signora dovrebbe farci conoscere maggiormente la personalità di sua figlia. La fenomenologia degli episodi che lei racconta della sua bambina possono essere tutto e il contrario di tutto. Ci racconti qualcosa di più. Grazie e buone cose per lei.
Dott. Giovanni Castaldi

Circa un mese fa, improvvisamente, mi è venuta in mente una scena di quando avevo tre anni circa

--Valerio--


Salve, mi scusi per il disturbo ma vorrei sfogarmi con qualcuno.
Mi presento, sono Valerio, ho 22 anni e vivo a Padova. Circa un mese fa, improvvisamente, mi è venuta in mente una scena di quando avevo tre anni circa: ricordo con dispiacere di aver avuto un rapporto orale con mio fratello che ha un anno in più a me, sembra incredibile ma questo pensiero mi sta assillando.
Al momento sono innamorato della mia ragazza e tra 10 giorni mi laureo in Ingegneria eppure non riesco ad esser felice.
In più non vorrei parlarne con nessuno per un fatto di orgoglio personale e perchè me ne vergogno di questa cosa.
Secondo Lei cosa dovrei fare?
La ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti : )
 
 


>Caro Valerio come mai un episodio così antico ti assilla in questo modo? Onestamente lo ritengo un avvenimento del tutto "innocente", avevi tre anni e tuo fratello quattro, sono eventi che accadono agli albori della nostra vita, vanno distinti da una situazione di abuso o di promiscuità perpetrata nel tempo da parte di un adulto o anche da un fratello più grande che è conscio di ciò che sta facendo ai danni di un bambino più piccolo. Comunque la cosa ti fa' problema per cui è il caso che tu ne parli con qualcuno. Puoi continuare a scriverci o venirci a parlare oppure rivolgiti a un Centro di psicologia pubblico o privato a Padova. A risentirci e buone cose per te.

Dott. Giovanni Castaldi

Aiuto non riesco più a parlare con le persone non mi fido neanche più

--Luca--


ho 18 anni e quasi tutti i ragazzi e ragazze se la prendono con me alcune volte alzano le mani pero non menano forte ma a me mi innervosisco io sono sempre un tipo chiuso perchè se parlo alcune volte sparo delle cavolate aiuto non riesco più a parlare con le persone non mi fido neanche più grazie già da adesso delle risposte
 
 

>Carissimo,
è evidente, dalle Sue parole, la sofferenza che prova nello stare insieme agli altri.
C’è da dire, innanzitutto, che ricevere manifestazioni di violenza non è mai giustificabile
da parte di nessuno, tanto meno dai coetanei.
Il fatto di essere un ragazzo introverso porta, sicuramente, a non comunicare in
maniera chiara i propri stati d’animo e questo spesso porta gli altri a fraintenderLa.
Non c’è una maniera giusta o sbagliata di comunicare ma ci sono modi diversi per farlo
anche se questo, a volte, implica delle incomprensioni.
Sarebbe il caso che Lei rifletta più sulle proprie difese che, così alte, non L’aiutano a
mostrare quanto vale.
Penso sia opportuno che parlasse con un esperto, qualcuno di “fiducia”, appunto, una
persona che non giudica ma che l’aiuterebbe ad esplorare il Suo mondo in maniera
delicata e profonda.
Qui, al Centro Disturbi Psichici, ci sono molti professionisti in grado di aiutarLa a trovare
la giusta strada per stare sia da solo sia in mezzo agli altri.
Spero, pertanto, che possiamo aiutarLa più di quanto ho fatto rispondendo alla Sua
richiesta.
Dalle sue parole suppongo lei abbia bisogno di essere ascoltato da una persona
competente.

Un saluto,

D.ssa Ribaudo Giuseppina.

La madre è gelosa del figlio quindi cerca sempre di sminuire la mia posizione

--Lisa--

Buonasera...la mia situazione è questa:ho 23 anni frequento l'università e vivo coi miei genitori. Esco da una storia di 4 anni con una persona più grande con un figlio, abbiamo vissuto insieme un paio d'anni come una vera famiglia..poi io lo lascio perchè non sono più innamorata. Ora sto con un ragazzo di 25 anni a cui voglio bene davvero che ha una situazione particolare...i suoi sono separati da 20 anni non ha rapporti col padre ma solo con la madre e la nonna materna..io penso di non aver mai tenuto cosi' tanto a qualcuno..lui dice di amarmi ma non mi rende totalmente partecipe della sua vita come vorrei. Il suo punto di riferimento rimane sempre e comunque la madre a cui si rivolge se ha problemi, io sono la fidanzatina a cui riferisce in un secondo tempo. Dice che mi ama e che sono importante, ma non la più importante persona per lui...quando andiamo su questo discorso devia sempre immagino perchè per lui siamo tutte allo stesso livello.
Come se non bastasse la madre è gelosa del figlio quindi cerca sempre di sminuire la mia posizione e di farmi capire che lei verrà sempre prima di me e mi tira tutte poi le frecciatine da suocera invidiosa. Io non la posso più vedere al punto da rendermi conto che mi da fastidio tutto se c'entra lei anche cose molto banali..faccio fatica a concentrarmi nello studio e perdo la voglia di fare.
Mi chiedo se sono io esagerata che pretendo troppo dopo un anno e mezzo o mi sto buttando in un vicolo cieco tra un ragazzo che avrà sempre mammina come dio e una suocera che non mi lascerà mai in pace? Ma soprattutto non so come uscirne, sono sempre nervosa, agitata...Aggiungo che abitiamo lontani quindi ci vediamo circa una decina di giorni al mese e quando siamo insieme e soli tutto va benissimo..lui vive solo e la madre appena può è a casa sua. Io da un periodo a questa parte sono insofferente e agitata quando so che lei è con lui....non so cosa mi stia succedendo. Vorrei un consiglio. Grazie. Saluti
 
 

>Cara Lisa, non mi è possibile darle semplicemente dei consigli su come agire in questa situazione, perché questo non è il mio ruolo. Posso tuttavia fornirle qualche spunto di riflessione e, poichè quanto descrive le causa malessere, anche l'indicazione di parlarne con un esperto.
Innanzitutto credo sia opportuno tenere in considerazione che lei esce da una storia importante con uomo più grande, con il quale ha anche convissuto. La maturità che solitamente caratterizza l'età adulta, a maggior ragione in un uomo che ha già vissuto relazioni importanti ed è anche padre, faceva sì che il vostro rapporto avesse caratteristiche diverse da quello in cui si è impegnata attualmente. Immagino che, dovendosi ora relazionare con un suo coetaneo autonomo dal punto di vista abitativo, ma probabilmente ancora in parte dipendente dalla figura materna, il confronto con la storia precedente sia inevitabile. Quando si cresce con un solo genitore, come è avvenuto per il suo attuale fidanzato, può accadere che tra genitore e figlio si instauri un rapporto che potremmo definire simbiotico, ossia un rapporto di dipendenza affettiva, in cui ciascuno dei due ha bisogno dell'altro. E' probabile che sia questo a far sì che lei si senta esclusa, non sufficientemente amata, non adeguatamente presa in considerazione. Non va dimenticato però che si tratta di due ruoli diversi, quello di madre e quello di compagna.
La sintomatologia esperita (difficoltà di concentrazione, agitazione psico-motoria, insofferenza, etc.) è il segnale di un disequilibrio e anche l'opportunità per farsi delle domande, cosa che lei ha già iniziato a fare. Sarebbe sicuramente utile estendere la riflessione anche ad altre aree della sua vita.
Le invio i miei migliori saluti,

Dr.ssa Caterina Belvedere

In tutto questo il rapporto col fratello (da cui sembrerebbe scaturito il problema), è sempre stato difficile

--Laura--

Buongiorno, ho due figli (uno di 13 anni, l'altro di dieci), il più grande già dall'asilo è stato segnalato dalla maestra per impaccio motorio, ed è stato visitato dal neuropsichiatra della asl, che non ha riscontrato nessun problema. Successivamente sono state fatte anche altre visite neuropsichiatriche di controllo e neurologica, da cui in realtà non è mai emerso nulla di preoccupante, ma solo un quadro di immaturità. Mio figlio è stato indirizzato unicamente a fare terapia con una
psicomotricista. Ad un certo punto le maestre di scuola hanno manifestato preoccupazione per difficoltà nell'apprendimento del bambino, che contestualmente ha cominciato anche a manifestare delle fobie in relazione ad alcuni tipi di persone ( anziani, persone di colore) e a manifestare paure (contrarre malattie, di essere "modificato", ecc..) Ha iniziato anche ad applicare rituali tipo ritoccare, lavarsi le mani continuamente, imitare ecc...
In tutto questo il rapporto col fratello (da cui sembrerebbe scaturito il problema), è sempre stato difficile: lo ha sempre tenuto a distanza, non voleva toccarlo, non voleva che io lo toccassi dopo aver preso in braccio il fratello ecc... Addirittura mentre da piccolo voleva sempre stare con me e non si addormentava se non con me nel letto, dopo la nascita del fratello era agitato talmente dalla mia vicinanza da non riuscire ad addormentarsi se lo toccavo, nonostante mi volesse al suo fianco.
Nel tempo sono stati eseguiti anche dei test da cui è risultato che ha disturbi di apprendimento (disgrafia, discalculia, disortografia), e che non ha un altissimo q.i., ma sembrerebbe che tutto dipenda dalla parte "emotiva". In una delle relazioni la neuropsichiatra ha scritto una diagnosi che riporto a memoria: "disturbo da rivalità tra fratelli con sintomatologia fobica". Dopo aver fatto per un periodo terapia cognitiva, ora mio figlio è in psicoterapia da oltre due anni e non mi pare la situazione sia di molto migliorata. La psicologa mi ha proposto di usare i fiori di bach per tranquillizzarlo e permettergli di calmarsi inoltre diche che ciò permetterebbe alla terapia di dare risultati migliori. Penso che inizierò questa terapia, anche se non ci credo molto.
Il problema è che ora mio figlio + piccolo non ha più energie per "sopportare" il grande: non sopporta + di essere imitato, indicato, accusato di "guardare" oggetti del fratello e di contaminarli.... non è libero di muoversi in casa, perchè viene sempre controllato e seguito...
Purtroppo sembra che anche il piccolo ormai "controlli" cosa fa il fratello, come si muove, se lo indica ecc....
Non so + cosa fare.
Se poteste darmi un consiglio sul miglior comportamento da tenere : è meglio, come ho sempre fatto, per il quieto vivere continuare a chiedere al minore di resistere e sopportare tutte le fissazioni e i rituali del fratello maggiore, credo però che sia allo stremo delle forze, o a questo punto valutare seriamente l'idea di affidarmi a farmaci seri che possano aiutare mio figlio + grande? Sempre che i farmaci funzionino e che non siano dannosi... Laura

 

>Cara signora Laura i disturbi di suo figlio maggiore sono piuttosto impegnativi da un punto di vista clinico. Mi pare però che sia discretamente seguito da un punto di vista medico neurologico e anche da uno psicoterapeutico. I problemi che lei ci sottopone sono molto importanti e vanno affrontati con i terapeuti che seguono suo figlio. I fiori di bach così come la valeriana sono prodotti naturali che sicuramente fanno bene ma sono molto blandi nella loro azione per cui non deve aspettarsi radicali trasformazioni. Va valutato se usare farmaci specifici, forti nella loro azione organica che però hanno effetti collaterali che potrebbero scontrarsi con l'andamento psicoterapeutico. Farmacologia e psicoterapia devono accompagnarsi, integrandosi vicendevolmente. Quindi a proposito dei farmaci ne parli con i medici di riferimento di suo figlio, noi non possiamo risponderle, perché dovremmo visitare il ragazzo, definire una diagnosi e poi valutare l'utilità di un approccio farmacologico, se lo desidera possiamo farlo ma deve portarci suo figlio.  Riguardo al figlio più piccolo che subisce la patologia del fratello più grande, bisogna difenderlo, non può assolutamente subire le gravi problematiche del fratello maggiore perché il rischio è che si "ammali" anche lui. Anche qui sono i terapeuti di riferimento di suo figlio maggiore che devono "prendere in cura" il nucleo familiare con delle visite collettive. Sono incontri terapeutici in cui ci sono tutti i membri della famiglia e si discute sui problemi che emergono nella quotidianità familiare riguardo alla patologia riconosciuta di uno dei suoi membri. E' assolutamente fondamentale questo approccio collettivo quando la sintomatologia è invasiva al nucleo familiare/sociale. Ci faccia sapere, se vuole  contatti il Centro allo  0229531468 o al 3485849549. Buone cose per lei.
 
Dott. Giovanni Castaldi

Si e arrivati al culmine che mio fratello vuole uccidere mio padre e gli inizia a fare anche i dispetti

--Luigi--


Salve sono un ragazzo di 18 anni e vorrei parlarle del problema che da circa un'anno e mezzo sta affliggendo la mia famiglia. Il problema è mio fratello minore che a sedici anni ed ha deciso di non andare piu a scuola perche si sente demoralizzato dai voti presi. Non bastasse, lui odia mio padre infatti sta in cura da una pscioterapeuta che però non e riuscita a curarlo perche infatti secondo lei mio fratello ha una mente molto contarta ed ha la cosiddetta doppia personalita. Si e arrivati al culmine che mio fratello vuole uccidere mio padre e gli inizia a fare anche i dispetti e tutto questo si e amplificato da quando sta in cura perche la dottoressa ha detto che mio padre lo doveva lasciare perdere.Infatti siamo arrivati ad un punto che lui si pone al di sopra delle regole comandando tutti in famiglia arrivando anche ad odiare mia madre.Lui non va quasi mai a scuola ed e arrivato a dire al suo preside che e depresso e percio non va mai a scuola.Io sto vedendo mia mamma che non mangia piu e addirittura siamo stati costretti a mandarlo fuori casa da una zia perche se vedeva mio padre o mia madre non so cosa poteva succedere.Tutto questo e nato perche lui si era chiuso dentro casa ed aveva lasciato i miei genitori fuori e mia mamma su consiglio della psicoterapeuta ha detto di usare l ultima carta che lei aveva ha disposizione quella della terapia d ' urto infatti mio padre l ha affronato e lui si e fatto venire una vera e propia crisi dicendo che non si doveva permettere di rivolgergli la parola e che lo voleva morto infatti sono dovuto intervenire io per dividerli.Gentile dottore che cosa mi consiglia di fare?aspetto con ansia una sua risposta .Cordiali saluti

 

>Caro Luigi,
la situazione, come descritta da lei, è sicuramente delicata. Mi sembra di capire che suo fratello soffra di un disturbo dissociativo dell'identità, disturbo nel suo caso di un certo peso. Tale patologia non è di facile risoluzione. Di norma sono necessari più anni di psicoterapia, al fine di integrare le personalità dissociate, e non sempre è possibile raggiungere tale risultato. Molto dipende dal livello di gravità della patologia. Non mi è chiaro se suo fratello sia seguito anche farmacologicamente. In casi come il suo, di norma alla psicoterapia viene associata una terapia farmacologica, utile per ridurre la sintomatologia. Per quanto riguarda la situazione familiare, convivere con una persona che presenti tale patologia mette in discussione l'intero sistema famiglia. Il consiglio che posso darvi è quello di rivolgervi al Centro Psico Sociale della vostra zona per due motivi: uno, valutare con attenzione come possa evolversi la patologia di suo fratello, per avere un'idea un pò più chiara di quello che si prospetta. Secondo, potreste informarvi rispetto alla possibilità di partecipare a gruppi di auto-mutuo-aiuto per familiari di pazenti con patologie psichiatriche. La condivisione di emozioni, dubbi e incertezze con altri individui che abbiano una problematica simile alla vostra può aiutarvi a gestire la situazione con minor carico di angoscia. Mi sembra inoltre di capire che sua madre sia il membro della famiglia che risenta maggiormente della situazione: credo che nel suo caso dei colloqui con un terapeuta potrebbero essere utili. Mi faccia sapere se ci sono delle novità.
Cordiali saluti,

Dott. Simone Bonfanti

Sono ossessionato da un possibile tradimento mai confessato della mia compagna

--Vittorio--


sono ossessionato da un possibile tradimento mai confessato della mia compagna nel periodo dai 15 a7 anni fa nato dal distacco affettivo sessuale ,dai vari ritardi per lavoro,questo e altri problemi famigliari e lavorativi mi hanno provocato depressione con difficolta' al mattino specialmente,a parlare con i colleghi senza farmi venire le lacrime agli occhi,oggi va meglio dopo cure en 1al mattino ma rimane e cresce la sfiducia verso la mia compagna

 

>Gentile sig. Vittorio,
ciò che lei ben descrive in poche righe, come l'ossessione del tradimento, le difficoltà relazionali, la fatica di alzarsi al mattino, sono di certo espressione di un malessere diffuso che si trascina da tempo, malessere che però ora lei ha deciso di comunicare, forse perché acuitosi recentemente. I tentavivi da parte sua di contrastare questo stato, che potremmo forse definire depressivo, ci sono stati e hanno dato anche qualche risultato (mi riferisco in particolare all'assunzione di un farmaco). Nonostante ciò, il pensiero ricorrente del tradimento, la sfiducia negli altri e le difficoltà lavorative persistono. E' importante che lei sappia che la "crisi", se così possiamo definire la situazione che sta vivendo attualmente, non va considerata solo nell'accezione negativa del termine. Nonostante porti tanto dolore, si tratta di un'opportunità, in quanto ci segnala uno squilibrio e, se ben utilizzata, può innescare un cambiamento.
Il mio suggerimento è quello di parlarne di persona con un esperto della salute mentale che possa raccogliere maggiori informazioni e decidere insieme a lei come aiutarla. Rimango quindi a disposizione e intanto le invio i miei saluti.

Cordialmente,

Dr.ssa Caterina Belvedere

Mia moglie dice che sono cambiato in effetti è vero

--Luca--

Salve mi chiamo Luca ho 28 anni e da 4 anni sono sposato.
Mia moglie dice che sono cambiato in effetti è vero non sono più il bambino che ero una volta adesso sono maturato,prima scherzavo molto di più adesso sò quando è il momento di scherzare è ilmmomento di essere serio.Questo mio cambiamento a mia moglie non le piace ed è epr questo motivo che non mi ama più e dice che a volte ed è vero ho degli attacchi di nervi ma solo quando litighiamo cosa devo fare?
devo continuare a stare con una persona che non mi ama,oppure ci dobbiamo lasciare?
Spero in una risposta
Luca


>Caro Luca dovresti approfondire maggiormente il problema che proponi alla nostra attenzione di psicologi e di psicoterapeuti. Onestamente non capisco. L'evoluzione psicologica, la tua maturazione come tu la indichi, penso ti abbia fatto soltanto bene. Perché tua moglie dovrebbe desiderare di stare con un uomo ancora infantile e non con un uomo più maturo? Ripeto non comprendo. Certamente se il tuo cambiamento riguarda il fatto che tu abbia spesso attacchi di nervi oppure che tu non scherzi perché il tuo umore è caduto in una profonda tristezza e insoddisfazione allora la cosa è diversa e bisogna capirne i motivi. Scrivici, spiegaci meglio tutta la vicenda. Se sei a Milano o nei suoi dintorni puoi anche venirci a trovare, i numeri telefonici del Centro sono 0229531468 e 3485849549. Buone cose per te.

Dott. Giovanni Castaldi

Sono disperata, ho un figlio di quasi 6 anni davvero difficile

--Alex--

Gentile Dottore,
sono disperata, ho un figlio di quasi 6 anni davvero difficile, a scuola non ha un buon rendimento perchè a detta delle maestre si distrae continuamente, si alza e soprattutto sembra abbia difficolta' di apprendimento, anche se è un bambino intelligente e vivace.
Il problema è che soprattutto nei miei confronti si comporta male, da delle rispostacce, stizze di rabbia, a volte è affettuoso a volte mi allontana...non so piu' come gestirlo e come gestire le figuracce che mi fa fare con questi comportamenti anche quando usciamo...con il padre è decisamente meno ribelle, mi sento un fallimento, aiutatemi a capire.
Grazie e buona giornata
 

>Gentile Signora,
la prima cosa che ritengo debba fare è quella di considerare l'ultima frase della sua richiesta, dove afferma che suo figlio è sicuramente molto meno ribelle con il papà che con lei. Perché cara signora? Ha qualche minima risposta a questa sua affermazione, come mai suo figlio è più inibito nei confronti del papà che non della mamma? Perché la figura del padre contiene il bambino mentre quella della madre no? Risponda a tale affermazione con tutte le ipotesi e le congetture possibili che le vengono in mente e vedrà che comincerà a fare luce sul senso di un'altra affermazione che lei scrive all'inizio della sua richiesta: "Sono disperata perché ho un figlio davvero difficile". Difficile non è ancora una definizione patologica ma ha un senso comune piuttosto preciso. Si tratta di comprendere se dietro al termine difficile si apre una categoria clinica che può definirsi all'interno di un disturbo psichico oppure no. Certamente suo figlio ha un comportamento inadeguato a scuola ma perché ha un enorme disagio interiore che non riesce a essere incanalato e controllato o soltanto perché nella sua educazione non è stato preparato a confrontarsi e a rispettare le regole che per forza di cose ci vogliono per vivere? In altre parole il disagio di suo figlio è da interpretare più sul versante clinico o educativo? Cara Signora una buona educazione è si fatta  con dolcezza e comprensione ma anche con severità. Le consiglio quindi di risponderci a tutte queste cose che le sto chiedendo e poi data la sua risposta le vie possono essere diverse. Il bambino potrebbe essere visto insieme a voi due genitori allo sportello psicologico che penso ci sia nella scuola che frequenta suo figlio o se siete a Milano, anche nelle sue vicinanze, potreste venirci a trovare nel nostro Centro dove faremo dei colloqui a voi e alcuni test, facili e divertenti, al bambino. Nel giro di alcuni incontri possiamo formulare una diagnosi e la conseguente terapia. I telefoni del Centro sono 0229531468 e 3485849549. A risentirci e buone cose per lei.

Dott. Giovanni Castaldi

Giorno dopo giorno sto diventando pazzo non mi va più di fare niente

--Niko--

Salve dottoressa il mio problema sta diventando serio..e' iniziato tutto un anno fa da quando tra me e la mia raga andava tutto storto..un continuo litigio..fino a quando siamo arrivati al punto di lasciarci..e' durato tutto tre anni momenti incaccellabili di emozioni,era proprio la mia raga ideale..forse era la troppa gelosia di entrambi forse perche'era diventata una cosa di rootine ..adesso sto male ..giorno dopo giorno sto diventando pazzo non mi va piu' di fare niente ,gni cosa che realizzo che credo che in quel momento e' una soddisfazione dopo un po' il mio stato d' animo va a terra ..
cerco di non pensarci di conoscere nuova gente da dove possa dimenticarmi il passato..MA E' PEGGIO...ogni tanto mi vengono gli schizzi suicidi..mi vergogno solo al pensiero..ma purtroppo e' cosi'..ne parlo con un mio amico di questa cosa ..parlando vengo a scoprire che sta messo come me..non so piu' che fare ..nella testa mi passano duecendo domande che non so affrontarle non so dare una risp..mi puoi aiutare??
 

>Caro Niko,
La fine di una relazione sentimentale importante come mi pare sia stata quella con la sua ragazza, piena di emozioni intense, è paragonabile ad un vero e proprio lutto, ad un abbandono. Come tale sembra farle vivere un momento depressivo importante che le fa percepire una vita priva di eventi soddisfacenti ed inappagante anche perché il ricordo e la malinconia per il passato non le permettono di investire pienamente sul presente e sul futuro. Il fatto che questo lutto/abbandono la faccia stare così male a distanza di tempo mi fa pensare al fatto che questi vissuti emotivi intensi che sta vivendo nascondano qualcosa che va oltre alla fine di questa storia, vissuti abbandonici che fanno emegere forse degli stati emotivi arcaici legati anche ad esperienze passate non elaborate e non risolte. Anche il fatto che si senta invaso da numerose domande a cui non sa dare una risposta credo che sia un dato importante da non sottovalutare. Forse questa potrebbe essere l'occasione per lei di affrontare incognite su di sé che non ha avuto ancora occasione di affrontare. Leggo nelle sue parole un profondo bisogno di aiuto nell'affrontare questa situazione che mi pare sia diventata poco gestibile e sostenibile da solo. Potrebbe esserle utile un percorso di supporto psicologico che la aiuti e la sostenga.
Se si trova nella zona di Milano può prendere contatti con il centro per avere maggiori informazioni, se no può sempre contattare un centro della sua zona di residenza che le possa fornire supporto.
Tante buone cose per lei

Dott.ssa Veronica Arlati

Non sta seduta, fa la buffona a scuola e nell'esposizione orale fa scena muta

--Graziella--

buongiorno sono Graziella ho 35 anni,sono sposata da 10,ho due bambini di 9 e 5 anni la bambina di 9 anni frequenta la 4 elementare e già dall'asilo aveva dei problemi di didascalie curate benissimo con l'aiuto di una logopedista,in 1 elementare la bambina non stava ferma e seduta a scuola ,il problema si è ripetuto fino alla 2 elementare ,in 3 elementare sembrava migliorata nel comportamento ma ho dovuto prendere una maestra di recupero a pagamento per poterla aiutare nell'esposizione orale in effetti il miglioramento c'è stato,ma quest'anno il problema si è presentato di nuovo:non sta seduta,fa la buffona a scuola e nell'esposizione orale fa scena muta prendendo una sfilza di 4.come faccio ad aiutarla?da premettere a casa vuole sempre il mio aiuto per fare i compiti.grazie
 

>Gentilissima Sig.ra Graziella,
dal suo racconto sembrano intravedersi sintomi che conducono alla descrizione di un disturbo di iperattività (ADHD).
Lei scrive che la bambina registra  sintomi di distrazione (si distrae facilmente, ha difficoltà a concentrarsi, ha difficoltà a completare o svolgere compiti) e sintomi di iperattività-impulsività (cerca sempre un contesto ludico, ha difficoltà a stare seduta, ha difficoltà a svolgere i compiti e, a quanto pare, proferisce commenti inappropriati e scimmiotta dei comportamenti). Le consiglio di rivolgersi a un reparto clinico di neuro psichiatria infantile, pubblico o privato, perché venga formulata una diagnosi atta a costruire un'adeguata risposta terapeutica. Se la diagnosi fosse di disturbo di iperattività la bambina potrebbe essere seguita da un educatore a domicilio di uno dei centri specifici sull'ADHD che si trovano sparsi nel territorio, se invece la diagnosi fosse un'altra bisognerà valutare la terapia adeguata. Se lei signora abita a Milano o nei dintorni  può anche prendere contatto con il nostro Centro presso il quale sarà possibile eseguire una valutazione del caso con una eventuale risposta terapeutica, sia che si tratti di disturbo di iperattività che di qualsiasi altro disturbo psichico.
Spero di essere stata precisa nella risposta alla sua domanda e attendo notizie sul percorso che ha deciso di seguire.

 Dott.ssa Giuseppina Ribaudo

La ricerca a cui sto lavorando è il vissuto del corpo nei pre-adolescenti

--Chicca--

Salve Dottore/ssa, sono una laureanda in psicologia. la ricerca a cui sto lavorando e' il vissuto del corpo nei pre-adolescenti (comparato a 1 gruppo non normativo). Volevo chiederLe quali tipi di strumenti potri usare a tale scopo ( scale di valutazione sulla percezione e immagine del corpo, stime di se'...), o anche dovo trovare info a riguardo. La ringrazio anticipatamente. Distinti saluti.



>Cara Chicca il test principale da somministrare è il Rorschach. Il Rorschach è un test assolutamente fondamentale per comprendere le percezioni che l'individuo ha nella costruzione della realtà che lo accompagna nella vita e quindi della percezione che ha di sé ovvero della sua immagine corporea. Altri test da svolgere possono essere il disegno della figura umana e dell'albero. Una nostra giovane collega, collaboratrice del Centro, la dott.ssa Belvedere, suggerisce di somministrare un test che si chiama EDI (Eating Disorder Inventory), un questionario di auto valutazione composto da 91 items. Fammi sapere e buona fortuna per te.


Dott. Giovanni Castaldi

Il suo comportamento non è così eclatante da farmi dubitare del suo affetto?

--Marco--

Innanzi tutto vi ringrazio per questa possibilità di consulto on line e poi vorrei farvi una semplice domanda.
Ho un rapporto niente male con mio figlio di 16 anni che nonostante fossi divorziato da 12 ha sempre vissuto con me ma a volte mi rendo conto di essere forse un pò troppo apprensivo. Sono ricoverato da 6 giorni circa per accertamenti clinici di vario genere (nulla di importante comunque e lui ne è al corrente) e a tutt'oggi non ho ancora avuto il piacere di vedere mio figlio quì da me per farmi una visitina di cortesia. Premetto che comunque mi chiama tutti i giorni ma di venire a trovarmi non se ne parla. Bene la mia domanda è questa:
devo dedurre da questo suo comportamento che nel nostro rapporto possa esserci qualche lacuna oppure il suo comportamento non è così eclatante da farmi dubitare del suo affetto?

 

>Gentile sig. Marco,
penso che, innanzitutto, sia importante sottolineare che l'ambiente ospedaliero è spesso fonte di paure per le persone adulte, quindi, a maggior ragione, può esserlo anche per un adolescente. L'ospedale è infatti un ambiente freddo, in cui è possibile recarsi solo negli orari di visita e per molti di noi è sinonimo di malattia, di sofferenza, talvolta anche di morte. Nonostante lei sia ricoverato, per fortuna, solo per degli accertamenti medici, è probabile che suo figlio non sia in grado di gestire la situazione, che abbia delle ansie, dei timori, di cui forse è solo in parte consapevole. Se ci fosse un adulto a sollecitarlo e ad accompagnarlo a farle visita, probabilmente non si tirerebbe indietro. Il fatto che si interessi al suo stato di salute è testimoniato dalle frequenti telefonate attraverso le quali chiede sue notizie; ciò equivale a dire: "Papà, io ci sono, non ti vengo a trovare perchè ho le mie difficoltà, ma voglio accertarmi che tu stia bene". Andrebbe forse chiarito cosa intende per "padre un po' troppo apprensivo", se si descrive in questi termini solo in riferimento a questa situazione o più in generale. Crescere un figlio è un'ardua impresa. Occorre però prestare attenzione a non riversare le proprie ansie sui figli (se è questo a cui si riferisce con il termine "apprensivo"). Detto ciò, se quanto mi riporta è il solo motivo che l'ha portata a mettere in discussione il rapporto con suo figlio, penso di poter affermare che non è il caso di preoccuparsi e soprattutto di dubitare del suo affetto.
Le auguro buona fortuna per tutto,

Dr.ssa Caterina Belvedere

Ma alla fine fossi io lesbica e non lo so? che crisi, aiutatemi

--Sarah--
 
Salve,ho un dubbio che mi assale.ho conosciuto un ragazzo qualche mese fa,stiamo assieme.Mi ha confessato che all'età di 8anni è stato abusato(penetrato)da un ragazzo di 16 e da allora ha tristezza dentro sè.nelle sue fantasie sessuali,mi dice che vi sono trans. Ho collegato le due cose,può essere un omosessuale latente?da quando mi conosce,facciamo sesso molte volte e se non da vicino,lui è un continuo masturbarsi al telefono con me. che sia bisex?lui mi dice che non si scandalizzerebbe se io fossi bisex,ma che comunque lui è sex,ma che vuol dire?sn in completa confusione,perchè già un mio ex si diceva fosse gay,ma li attiro io?li cerco così io?ma alla fine fossi io lesbica e nn lo so?che crisi,aiutatemi

 

>Gent. Signora Sarah tutto può essere dalle cose che dice. Il fatto che lei possa essere lesbica perché ha delle relazioni con persone che si rivelano gay ha una consistenza sul piano fantasmatico ma non su quello reale. Se lo desidera potrebbe approfondire la cosa, dovrebbe raccontare un po' più di lei e della sua vita, organizzare maggiormente una memoria biografica. Qual è la sua storia e come ha vissuto da quando è nata? Provi a parlarne e vediamo che cosa succede. Mi faccia sapere e buone cose per lei.

Dott. Giovanni Castaldi

Ho 23 anni sto sempre male fisicamente e di umore

--Pietro--
 
ho 23 anni sto sempre male fisicamente e di umore, ho solo un amico che vedo una volta ogni 6 mesi e non riesco a farne degli altri. inoltre dopo le scuole superiori sono spariti quasi tutti, alcuni si sono trasferiti, altri non vogliono più avere niente a che fare con me, alcuni di loro mi hanno aggiunto su facebook ma quando invio dei messaggi non mi rispondono. poi fino all'anno scorso mi vedevo ogni tanto con un mio ex compagno di scuola che è stato il più grande amico che
[...]

 

>Caro Pietro mi dispiace per la tua condizione di solitudine. Non si comprende dalla tua lettera il motivo di tale abbandono sociale, sembra che nessuno desideri avere a che fare con te e come mai? Hai una spiegazione a tale riguardo, ti sei chiesto perché o chiedi a noi un'interpretazione rispetto a ciò? E' legittimo anzi penso che sia fondamentale che tu lo chieda ma da ciò che dici non ti posso rispondere, ho pochi elementi. Dovresti fornirci più materiale di "vita", dovresti parlare di te e della tua storia. Sono sicuro che se tu cominci a parlare e a dire, a rammentare e a ricordare le cose che ti sono accadute, a riflettere solo un pochino sui legami familiari che hai e che hai intrattenuto con i tuoi coetanei nell'arco dell'intera tua vita, devi dare un senso a questi 23 anni, emergeranno una serie di vicende che getteranno luce sul senso della tua solitudine. Comprenderai perché gli altri a torto o a ragione ti mettono in disparte. Continua quindi a scriverci entrando maggiormente nella tua storia o vieni a parlarci. Se sei lontano da Milano puoi continuare a mandarci messaggi ma ti consiglio di rivolgerti a qualche centro di psicologia dove puoi trovare un orientamento al tuo disagio. Fammi sapere e buone cose per te.

Dott. Giovanni Castaldi

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Piazza Oberdan 2, 20129 Milano, (Porta Venezia M1). 
Telefono fisso: (+39) 02 295 314 68
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