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Io ho paura che mi sto proprio innamorando

--Rick--

Salve, sono un "ragazzo" di 40 anni, poco più di un'anno fa mi sono separato dopo una relazione di 11 anni di cui 8 di matrimonio, il colpo è stato molto duro.
Da allora la mia vita è profondamente cambiata, e lo sono anche io ... credo! Gli ultimi tempi di quella relazione ero sempre estremamente nervoso, arrabbiato con il mondo, con un senso di disagio e rabbia nello stomaco pronto a rovesciarsi con modi poco socevoli con chiunque mi stesse vicino, lei per prima. Tutto questo si è sparito dopo la separazione, lasciando spazio prima alla disperazione e adesso alla solitudine. In realtà non sono solo, anzi, mi ritengo fortunato ad avere una bella famiglia alle spalle e degli ottimi amici, vecchi e nuovi, e due in particolare da considerare AMICI!!! Uno un ragazzo che conosco da oltre 20 anni e con cuii condivido la passione per le arti marziali a fianco del quale insegno in più palestre. L'altra invece è una ragazza conosiuta circa un anno fa, poco dopo la separazione, nel pieno della mia "crisi". Con lei ho istaurato un rapporto che non ho mai avuto nemmeno con la mia ex moglie, un feeling così non l'ho mai provato, caratterialmente, come gusti, come tutto, ci capiamo sensa nemmeno parlare, basta che ci sia lei con me che sto subito meglio, e lo stesso io per lei. Ultimamente poi siamo entrambi single ed usciamo sempre insieme, a cena insieme, fuori o in casa sia mia che sua (entrambi viviamo soli), ci sentiamo dalla mattina quando le do il buongiorno con un messaggio fino alla sera, siamo entrambi la cura e l'ancora l'uno per l'altra. La dolente nota è che io ho paura che mi sto proprio innamorando, mentre lei non ha la minima attrazione fisica per me, sono il suo migliore amico (a volte scherzando mi dice la sua migliore amica!), mi racconta di tutto, anche a livello intimo di esperienze avute, tempo fa mi disse "comunque non c'è niente da fare, io adesso non voglio nessuno, ma se mai ci sarà qualcuno dovrà sempre reggere il confronto con te, e soprattutto accettare la nostra amicizia". Io le dico spesso che darei un braccio per una che valga la metà di lei, ma la verità è che vorrei lei, il vero problema è che io è proprio lei che vorrei... Questa situazione mi sta logorando, non ho intenzione di perdere questa amicizia per qualcosa che in realtà non so nemmeno se è vera o è solo una convinzione, magari data dal fatto che vorrei qualcuno accanto. E adesso ricominciano i mal di stomaco, il nervoso, la depressione nelle sere solo a casa, mi invade la rabbia per non riuscire a fare niente, ne a conquistare ne a tenere una donna accanto, una che ne valga la pena. Non so se potrei aver bisogno di aiuto per capire, per elaborare questa situazione, per imparare a vivere con me...



>Gentile Rick,
dopo una relazione di undici anni è piuttosto “fisiologico” che lei abbia qualche resistenza nello scoprire un nuovo innamoramento. È molto probabile che stia avendo lo stesso comportamento anche la sua amica, magari per ragioni diverse.
Mi auguro che il vostro rapporto si consolidi nella forma che lei desidera e la invito a rivolgersi ad un terapeuta nel caso i sentimenti di solitudine non riescano a risolversi nella sua vita sociale. Può anche decidere di fare qualche colloquio unicamente per fare un punto della situazione.
Infine, dato che conosce le arti marziali, sono sicuro che con la ragazza saprà scegliere il momento giusto.
Le auguro buone cose, ci scriva ancora se vuole o ci contatti pure,

Dott. Giovanni Castaldi

Mi ritrovo ad essere schiava degli attacchi di panico

--utente--


Salve..quasi 4 anni fa ho avuto un problema di attacchi di panico, ne avevo sofferto prima ma erano lievi..molte cose in quel periodo mi hanno portata a scoppiare e ho passato momenti bruttissimi. prima di questi 4 anni non avevo paura di niente andavo dappertutto, dopo il mio problema non sono mai riuscita a staccarmi dal nido avevo e purtroppo ho ancora bisogno di qualcuno che mi capisce perchè ho paura di sentirmi male davanti a tutti. sono stata da una psicologa per ben 2 anni..ma non ho risolto molto! mi faceva sfogare e sfogare ma non siamo arrivate al nucleo..e cioè io a distanza di 4 anni ho ancora paura di tutto..mi sento ancora un cucciolo spaventato..certo 4 anni fa guardavo le uscite di sicurezza, le porte, le finestre..come se dovessi scappare o salvarmi in caso di attacco di panico..oggi dopo tanti anni sono ancora spaventata non entro nelle grotte,non salgo sulle giostre , ho paura di riprendere la macchina, ho paura di rimanere imbottigliata nel traffico..e penso troppo agli attacchi di panico! sono la mia ossessione li odio! ormai la paura non è più dell'attacco in se per se..ma io ho paura che mi possa venire in un determinato momento e in una determinata situazione perciò mi circondo di persone di cui mi fido ..non mi allontano di casa e naturalmente sentendomi al sicuro non mi vengono ma il problema è che io voglio vivere! e adesso ho paura di vivere e io dopo 2 anni di psicologo..tante lacrime..tanti soldi spesi..io mi ritrovo ad essere schiava degli attacchi di panico..e non vivo più! la paura mi blocca e io voglio vivermi la mia vita! come devo fare per non essere così triste per rivedere la luce in fondo al tunnel..perchè così non si può continuare..



>Gentile utente,
il mio consiglio è di continuare con la psicoterapia, per capire - fra le altre cose - quali fattori la fanno sentire “al sicuro”, quali sono le fantasie che hanno stabilito un perimetro da non oltrepassare e il perché lei vive il suo desiderio di movimento in modo così conflittuale.
Come mai ha deciso di interrompere la terapia? Quali punti sono stati affrontati nel corso di quei due anni?
Sarebbe anche molto utile sapere cosa è avvenuto quattro anni fa, quando ha incominciato ad accusare questo disturbo.
In attesa di una sua risposta le porgo cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Non riesco a capire cosa voglio dalla mia vita

--Vanessa--

Salve,
Mi chiamo vanessa, ho 22 anni.
Sono passati ben tre anni da quando ho intrapreso il cammino universitario per poi lasciarlo poiché mi sono resa conto che mi avrebbe portata a fare qualcosa che non mi piace, almeno questa è stata la motivazione che ho trovato.
Non sono sicura se la motivazione sia stata sentimentale o d'orgoglio personale.
Da un lato penso al fatto che il primo anno l'ho trascorso senza far nulla, credo sia perché in fondo non mi è mai importato nulla di quell'indirizzo (scienze biologiche), scelto perché era l'unico indirizzo a numero aperto. Poi da aggiungere l'anno seguente dall'aspetto sentimentale, una situazione assurda che mi rendeva triste irrequieta non a mio agio nel stare nella stessa aula del ragazzo che mi ha distrutto il cuore e della mia ex migliore amica. Un'amicizia durata 9 anni e distrutta per orgoglio da parte di entrambe.a questo aggiungiamo la sensazione di sentirsi perennemente impreparati nel sostenere gli esami tanto da sentirsi male fisicamente. Il secondo anno volevo lasciare, alla fine l'ho passato a studiare e sostenere esami grazie al conforto da parte del mio nuovo ragazzo, che mi ha aiutata ad andare avanti. Quest'anno, ultimo anno, un mese prima della sessione esami ho ceduto e ho lasciato.
Adesso mi ritrovo a non sapere che fare della mia vita, continuare gli studi scegliendo un altro indirizzo o cercare un lavoro e sperare che mi duri??
Non riesco a capire cosa voglio dalla mia vita, e per questo non riesco a prendere una delle decisioni più importanti.
Non ho passioni, sono più o meno brava in tutto quindi scegliere un indirizzo universitario ben preciso lo trovo impossibile. Ci penso da un bel po' ormai, e non riesco a vedere il mio futuro. Penso che alla fine cederò ancora e alla fine non sapendo cosa fare andrò in cerca di un qualsiasi lavoro anche se non lo trovo stimolante.Se chiudo gli occhi e penso a come potrei essere tra 10 anni io non vedo niente attorno a me e non riesco nemmeno a vedere me stessa...nero assoluto..
I consigli non mi aiutano e forse anche scrivere qui non mi aiuterà, è l'ultima cosa che posso provare.
Cosa posso fare? Non posso prendermi tempo, i miei genitori mi hanno dato una sorta di ultimatum, e a dirla tutta mio padre mi ha praticamente imposto di finire l'università in modo tale da potermi trovare un lavoro dove lavora lui. Io mi rifiuto categoricamente di fare ciò che mi ha detto, anche se so che questo significa non avere fondi per iscrivermi ad un altro corso.
Non so più cosa fare e come trovare la mia strada con tutta questa mia insicurezza indecisione e pressione.
Credo che questo messaggio sia alla fine più di sfogo alla fine, quindi mi scuso per il disturbo.
Grazie per avermi ascoltata
Vanessa



>Gentile Vanessa,
negli ultimi anni c'è stato qualcosa in grado di appassionarla? Provi a pensarci, può anche essere qualcosa di apparentemente irrilevante. Le faccio questa domanda perché da quello che scrive sembra esserci alla base di tutto una mancanza di desiderio, o il suo mascheramento nella forma del rifiuto. Certo dispiace che lei abbia deciso di interrompere gli studi nell'ultimo anno, ma siccome questo non è un centro di orientamento universitario (nonostante alcuni utenti forse l'hanno scambiato per tale..!) la invito a riflettere e, se vuole, a scriverci qualcosa in più sui suoi atteggiamenti e comportamenti al di fuori della questione dell'università, che molto probabilmente ad essa comunque si connettono, in modo da avere qualche informazione in più.

Cordiali saluti,
Dott. Giovanni Castaldi

 

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Passione per qualcosa? Direi che sono in questa fase in cui rigetto tutto anche se inizialmente sembra appassionarmi.
Ho iniziato a prendere lezione di piano, a praticare tennis, avevo ripreso a leggere... tutte cose che solo inizialmente hanno riempito questo che ora considero vuoto dentro me.
Attualmente mi sento priva di uno scopo, di una direzione. Molti mi chiedono riferendosi al futuro: "cosa vorresti fare?", odio questa domanda perché sono ormai mesi che non riesco a trovare una risposta sincera da dare a me stessa.
Sona partita sperando di allontanarmi da questi miei dilemmi e invece mi ritrovo circondata da persone che mi mettono ancor più pressione poiché vorrebbero una risposta da me subito e non ce l'ho.

Passo le giornate tra università e casa.. senza uscire ..senza fare nulla.. !

--Maria--

Buonasera, avrei bisogno di qualche consiglio.
Mi chiamo Maria e ho 21 anni, da un anno mi sono trasferita a Siena per motivi di studio e da qui è nato il mio problema.
Non sono mai stata una ragazza timida ed introversa.. eppure da quando sono qui non riesco facilmente a fare amicizia.. Ma non è proprio questo il mio problema.
Da quando vivo a siena la mia vita è cambiata completamente.. non avendo una vita sociale attiva passo le giornate tra università e casa.. senza uscire ..senza fare nulla.. ! inizialmente la cosa non mi pesava date le condizioni climatiche non avevo nemmeno molta voglia di uscire.. ! ma da quando è iniziata la primavera ho cominciato a sentirmi male.. ho smesso di seguire i corsi universitari .. sto tutto il giorno chiusa in casa..e il mio umore non è di certo dei migliori .. tutte le sere prima di andare a dormire scoppio in lacrime.. ! vorrei tanto poter tornare a casa dalla mia famiglia e dai miei amici ... questa non è una città che fa per me .. !
Ma la cosa più grave è che tutta questa situazione ha influito anche sulla mia carriera universitaria. non ho più voglia di studiare, non ho voglia di seguire i corsi.. e non capisco se questo sia dovuto al mio umore o semplicemente ho sbagliato indirizzo di studi .. sono in piena crisi .. e ho bisogno che qualcuno mi aiuti a capire.. ! ma non so a chi rivolgermi ..
Non posso parlarne con i miei genitori perchè non capirebbero , o meglio, non accetterebbero mai il fatto che io non mi trovi bene qui visto che ho insistito tanto per andare via. Se dovessi dirgli tutte queste cose penserebbero che io sia una scansafatiche che vuole abbandonare tutto solo perchè qui non si diverte.
Non so se sono stata abbastanza chiara..ma se dovessi raccontare meglio tutto non finirei più.. !
Insomma, sto male qui a siena e voglio tornare a casa..ma per i miei sarebbe una grande delusione, non so se voglio continuare gli studi o no, cosa posso fare ? aiutooooooooooo !


>Gentile Maria,

provi a spiegarmi meglio cosa trova di diverso fra le persone (e l’ambiente) che ha conosciuto nella nuova città e le persone del suo paese di origine. Secondo lei perché fatica ad avere una vita sociale, mentre prima (a quanto pare) non aveva questo problema?
Nel mettere in ordine le parole per rispondermi potrà forse intravedere le ragioni del suo malessere. In attesa di una sua risposta le porgo cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Cerco di distrarmi.. ma ritorno là..

--Anonima--


Buonasera, sono una ragazza di 23 anni iscritta al quarto anno in medicina. Mi racconto, sono sempre stata una ragazzina riflessiva molto sensibile piena di complessi, che non amava se stessa ne esteriormente ne interiormente. Non ho avuto un infanzia facile.. mia madre si è ammalata di tumore al seno quando ero piccola ed è morta dopo 7 anni di terapia 4 anni fa. La sua malattia mi ha devastata non tanto per il doverle stare vicina...perchè era una cosa che facevo con piacere ciò che mi faceva soffrire era il non poterne parlare con nessuno, perchè per suo desiderio nessuno al di fuori dei familiari era a conoscenza della malattia... da qui il distacco dalle amiche che magari mi vedevano triste e non capivano il perchè...da qui la perdita graduale di amicizie intime, perch abituandomi a non confidarmi con nessuno ho piano piano sentito sempre di meno il bisogno di parlare di me e dei miei sentimenti o paure. Ho cominciato a riporre la mia fiducia in un unica figura che veniva interpretata dal ragazzo che il quel particolare momento della mia vita rappresentava il mio fidanzato e confidente. Ho avuto una prima storia di tre anni e una seconda durata 5 anni...trascinata per diverso tempo e a lungo non desiderata,una storia sofferta dalla quale sono uscita male..mi è stato vicino dopo la morte di mamma..dopo la nascita del mio fratellastro figlio dell'amante di mio padre..ecco lei ora penserà che si tratta forse della trama di un film..ma non è così. Ora sono due due anni in psicoanalisi e sotto psicofarmaci per dormire soprattutto e per il tono dell'umore e la mia situazione generale è migliorata..dormo,mangio e trascorro giornate piuttosto normali ma non del tutto, alle superiori era una ragazza molto studiosa sono uscita con 97 all'esame di stato e anche i primi anni a medicina sono stati molto positivi finiti con una buona media in regola...ma dal terzo anno in poi..anno in cui sono cominciati i problemi con il mio ragazzo e anno in cui ho cominciato a prendere psicofarmaci non riesco assolutamente a studiare..in un primo periodo le difficoltà erano fisiologiche ma ora che potrei strudiare mi sembra di essere rimasta così indietro da non poter recuperare in modo soddisfacente...cercando di studiare quanto più possibile passo molto tempo a casa e sto piano piano perdendo le amicizie universitarie che erano un pilastro di appoggio qui a roma essendo io una studentessa fuori sede. Sto cominciando a dubitare della mia scelta universitaria non so se ho la forza fisica e mentale per reggere..non so per quanti anni ancora dovrò stare sotto cura perchè non mi è stato chiaramente detto che disturbo ho.. io credo di avere un disturbo bipolare..in linea generale mi sento persa mi sono per talmente tanto tempo trascurata mettendo le mie relazioni sentimentali al centro della mia vita da non sapere più cosa mi piace e cosa no...non mi sento a mio agio nel sesso...in 7 anni di rapporti sessuali non ho mai raggiunto l'orgasmo...e forse in parte può essere dovuto all'uso di antidepressivi..comunque non so...passo le giornate a chiedermi se potessi far funzionare la mia storia e se non sia meglio abbandonare l'uni per cercare un lavoro..il tutto è snervante..perchè questi pensieri si ripetono nella mia mente di continuo senza lasciarmi tempo di pensare ad altro..sono come un ossessione...cerco di distrarmi..ma ritorno là..e mi ritrovo a parlare da sola immaginando situazioni possibili e cercando di ''prepararmi'' ossia di scrivere un copione da leggere in caso di questa o quell'eventualità...la mia non è una domanda..è un insieme di domande..ho cercato di riassumere brevemente la mia storia clinica e familiare spero di essere stata esaustiva e aspetto con ansia una sua risposta..

 


>Gentile Anonima,

la malattia di sua madre, avvenuta nel corso della sua adolescenza, ha sicuramente lasciato delle tracce molto profonde. L’atteggiamento di chiusura in cui si trova, la perdita di amicizie e canali comunicativi, il nascondere in qualche modo il suo disagio, mi portano a tracciare un parallelismo con l’atteggiamento che sua madre aveva nei confronti della sua malattia (il non volere che gli altri lo sapessero).
Non deve necessariamente studiare sempre da sola, i suoi amici dell’università avranno da studiare quanto lei, per cui ogni tanto potreste incontrarvi per studiare insieme. Questo è molto importante per lei, deve cercare di non isolarsi e di avere più figure di riferimento. Le consiglio inoltre di proseguire nel suo percorso di psicoterapia e le auguro di portare a termine i suoi studi.
Ci scriva ancora se vuole, cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Fidanzata per tre mesi con un ragazzo apparentemente normale

--Monica--


Salve,
sono una ragazza che è stata fidanzata per tre mesi con un ragazzo apparentemente normale.
All'inizio della relazione il mio fidanzato si è completamente concentrato su di me, era molto dolce, affettuoso., premuroso, ma fin da subito ha cominciato a chiudermi sotto una campana di vetro. Mi ha portato subito in famiglia dai suoi, mi ha tenuto sempre a casa con lui, evitando di uscire inizialmente al fine di "rafforzare il nostro rapporto" e poi immetterci nel mondo di amici e conoscenze varie. Amava ogni cosa di me, mi idolatrava, sia a livello caratteriale, che fisico....ha insistito molto affinchè anche io lo inserissi nella mia famiglia. Non riusciva a fare altro, se non tempestarmi di chiamate, messaggi , a qualunque ora del giorno e della notte. Ero diventata la sua ossessione. Un bel giorno gli ho fatto delle confidenze sul mio passato, perchè su sua richiesta voleva che fossimo sinceri l'un l'altro. Il problema è che soltanto dopo un mese di relazione, ho avuto il coraggio di confidargli che avevo avuto una storiella di sesso con un suo collega, ma che non aveva rappresentato nulla di significativo per me. Da quel momento è cambiato tutto, si è legato in maniera ancora più morbosa a me e ha cominciato a discutere giornalmente di questo fatto, dicendomi che avevo tradito la sua fiducia, l'immagine "pulita" che si era creato di me, che stava male, e ha cominciato a non dormire, ad avere ansia....fino a quando ha deciso di iniziare un percorso da uno psicoterapeuta...Tuttavia la situazione è degenerata perchè lo psicoterapeuta ha addossato tutte le colpe del suo malessere, al fatto che io con le mie confessioni ho causato in lui un trauma e ho fatto venir fuori tutte le sue paure. Ha cominciato a stare sempre peggio fisicamente, con attacchi d'ansia, vomito, confusione mentale, vertigini, tachicardia, insomma ha iniziato a prendere farmaci a quanto pare.....ha cominciato ad alternare sms di amore e di rabbia, fino a quando gli hanno imposto di allontanarsi da me, altrimenti la terapia non avrebbe fatto effetto....Lui ha provato ad allontanarsi, ma non ci riusciva perchè molto innamorato e così abbiamo continuato a vederci, ma andava sempre peggio, non dormiva più la notte, stava bene solo quando mi aveva accanto, ma al tempo stesso provava un "qualcosa di strano" nei miei riguardi. Ha cominciato a dire che sono la causa dei suoi mali...e insomma, alla fine ci siamo lasciati.....ma lui continua ad essere ossessionato da me...mi dice di lasciarlo in pace e poi mi cerca.....Poi non è da trascurare il legame morboso con la madre, che sa tutto di questa storia e non lo molla un secondo da quando è iniziato tutto; adesso lei vuole che io stia il più lontano possibile da lui, perchè deve guarire. Ma mi chiedo....di cosa soffre il mio ex ragazzo? é normale una reazione del genere per una delusione sul mio passato? Devo pensare che sia solo ansia o è qualcosa di più grave? Grazie mille in anticipo per la consulenza.
Cordiali saluti.



>Gentile Monica,

la questione sessuale che ha fatto soffrire il suo ragazzo è molto probabilmente rappresentativa di un suo disagio più profondo e ne ha offerto in qualche modo l’ingrandimento. L’atteggiamento idealizzante e fusionale che egli ha avuto nei suoi riguardi potrebbe essere legato a sue dinamiche familiari, non ultimo il forte legame con la madre da lei descritto.
Egli probabilmente nutre nei confronti delle donne dei sentimenti ambivalenti, di conflitto, che si sono espressi nel corso della vostra breve relazione. Anche il fatto che la volesse tenere “in famiglia”, evitando invece il contatto con il mondo degli amici, potrebbe significare il suo tentativo di svolgere la vostra vicenda all’interno del perimetro entro cui la sua vicenda (quella edipica) non si è ancora conclusa.
È sicuramente una buona cosa che il ragazzo stia seguendo un percorso di psicoterapia, che richiederà un suo tempo. Se lei osserva che la sua presenza favorisce i suoi sbalzi d’umore rendendolo meno stabile, potrebbe effettivamente essere funzionale che lei mantenga una certa distanza durante questa prima fase terapeutica, senza però sentirsi assolutamente la “causa dei suoi mali”.
Ci scriva ancora se vuole, cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Non so se la scelta di frequentare farmacia sia stato un mio volere o inconsciamente sia stato il volere altrui

--Betty--

Salve, sono una studentessa che frequenta l'università di farmacia al 3° anno. Io intrapresi questa facoltà perché a me piace molto il campo socio-sanitario, ma principalmente la intrapresi perché i miei possedevano una farmacia. Quest'anno però le cose sono cambiate perché la farmacia in nostro possesso era provvisoria. Ecco che a me son venuti i dubbi! Non sono mai stata determinata e decisa di cosa volessi fare in futuro, non so se la scelta di frequentare farmacia sia stato un mio volere o inconsciamente sia stato il volere altrui, non so se voler cambiare indirizzo di studi, mi piacerebbe molto fare l'ostetrica. Non so se cambiando strada riuscirei nel mio obbiettivo e non so neanche se cambiando strada indovinerei al 100%!! Ho molta paura di sbagliare ulteriormente e di deludere in qualche modo me stessa e i miei familiari!! Grazie in anticipo!

Cordiali Saluti
Betty



>Gentile Betty,

come giustamente dice si tratta di seguire il proprio desiderio o quello altrui. Il fatto che la sua famiglia ora non abbia più la farmacia l’ha messa di fronte a questa scelta.
Molto probabilmente però i suoi genitori hanno anche investito economicamente per farla studiare per cui dovrebbe cercare di fare un bilancio delle due alternative.
Se non sbaglio il suo è un corso di laurea magistrale a ciclo unico, per cui le mancherebbero ancora due anni per completarlo. Ostetricia invece è un corso triennale e forse potrebbero accettarle alcuni esami sostenuti per Farmacia.
Probabilmente ci metterebbe più o meno lo stesso tempo a laurearsi in Ostetricia o in Farmacia, tenendo però presente che sono comunque due titoli a livelli differenti. Questo ultimo punto mi spingerebbe dunque ad invitarla a proseguire i suoi studi di Farmacia. Una volta terminati questi studi, se il suo desiderio di fare l'ostetrica sarà ancora forte, potrà decidere di prendersi una qualifica in quel settore avendo già un bagaglio di conoscenze e crediti formativi derivanti dalla laurea in Farmacia.

Ci scriva ancora se vuole e buona fortuna,

Dott. Giovanni Castaldi

Vorrei tanto liberarmi dagli attacchi di panico

--Roberta--

Buongiorno,
mi chiamo Roberta, ho 37 anni e vorrei tanto liberarmi dagli attacchi di panico perchè non ce la faccio veramente più!! Il primo l'ho avuto in autostrada 4 anni fa dopo un periodo di obbligata contenzione a letto per una frattura sacrale, contenzione perchè per me fu veramente una tortura on potermi alzare per un mese.Dall'episodio in autostrada va da sè che ho associato l'evento al luogo e non riesco ancora ad oggi a spostarmi.Riesco solo chiaramente se accompagnata, cose che per me è molto frustante essendo andata dappertutto nel mondo anche da sola, e riesco solo per un'ora non di più..io vorrei tornare come prima!! Fin dalla adolescenza attacchi che all'epoca chiamavo di stress perchè ignorante (dopo la laurea in infermieristica ho saputo che erano attacchi di panico e sinceramente è stato peggio dare loro un nome) erano sempre legati a storie sentimentali opprimenti che duravano le due/tre ore in cui capivo che la storia era da chiudere e poi stavo bene. Oggi sono sposata ed ho una bimba nata proprio 3 anni fa e sono confusa perchè a me sembra proprio di essere felice e allora perche mi sento soffocare in autostrada??Non ho pazienza vorrei scendere subito mi fa impressione e paura e..tutto questo mi sembra pazzesco. sono stata da un bravissimo psicologo che mi ha aiutata in questi anni senza dover ricorrere ai farmaci che prendo solo quando devo andara in un posto lontano (mezz'ora!!), sono 10 gtt di lorazepam che mi aiutano e nulla piu. Ma quest'anno vorrei tanto andare al mare ma le tre oore di auto non credo di reggerle. sono tentata ormai di passare alla sertralina ma se ci fosse un altro metodo sarei più contenta! Tra l'altro il mio attacco sfocia chiaramente nei sintomi piu classici come tachicardia e iperventilazione ma a quelli ormai sono abituata e non mi spaventano più, rimane invece unsenso di oppressione al petto che mi deprime tantissimo, sembra piu angoscia che ansia perche lascia dentro di me una tristezza che dura ore ed è molto cupa, io non sono proprio abitutata a questi sentimenti perchè anche in questi ultimi anni non sono mai stata veramente depressa per gli attacchi di panico, non mi sento triste forse perche confido che passeranno....ma quando???
Grazie e scusate per la banalità del disturbo ma vorrei solo riacquistare la mia indipendenza.



>Gentile Roberta,

da ciò che racconta sembra che abbia interrotto la sua terapia psicologica nonostante le fosse di aiuto, perché?
Ritengo che debba proseguire in quella direzione, per approfondire ed elaborare la sua condizione emotiva nella quale, forse, alcuni sentimenti angosciosi vengono “censurati” e trovano una fuoriuscita negli attacchi di panico.
Ci sono comunque molti aspetti da approfondire, come la sua reazione alle “storie sentimentali opprimenti” durante l’adolescenza e non ultimo il trauma sacrale che ha subito, che l’ha costretta a letto per settimane e del quale bisognerebbe valutarne l'impatto sulla sua sintomatologia di panico. Nei casi di eventi traumatici subiti noi utilizziamo la tecnica della dissociazione visivo-cinestesica, grazie alla quale si ottengono spesso ottimi risultati.
Il nostro Centro è a Milano in Piazza Oberdan, se vuole può telefonarci e prendere un appuntamento.
I nostri numeri di telefono sono:
Telefono fisso: (+39) 02 295 314 68
Reperibilità cellulare: (+39) 348 58 49 549

Cordiali saluti,
Dott. Giovanni Castaldi

Dopo 13 anni di matrimonio ed un figlio [...] mio marito mi ha chiesto la separazione

--Jess--


Dopo 13 anni di matrimonio ed un figlio arrivato dopo quattro anni di tentativi anche tramite fivet ed icsi mio marito mi ha chiesto la separazione pochi gg fa.dice che vuole la sua indipendenza e non vuole più dormire a casa. Ho scoperto che mi ha tradita lui dice che con questa donna e' finita ma io non ci credo...inoltre mi ha detto che è colpa mia se mi ha tradita...secondo lui io l'ho trascurato ed i ns problemi ci sono da un anno e mezzo a questa parte.
Premetto che il bimbo fa due anni alla fine di maggio.
Mi ha pure detto che il bimbo l'ho voluto più io che lui.
Vuole bene al bimbo ma non lo vedo partecipe come un padre forse più come un amico...
Io sono affranta sconvolta non riesco a capire come possa mollare.
Mi sento spaventata dal carico di responsabilità.
Lui dice che più lo tengo legato e più fugge e più lo lasciò libero e più si avvicina...nn lo capisco...ora che si vuole separare promette di starmi vicino e di essere presente.
Prima che aveva una famiglia scappava..
Il suo babbo si è tolto la vita quando lui aveva 18 anni ed ancora non lo ha superato.
Ha una mamma e sorella che erano inesistenti e che ora lo accolgono e lo sostengono nelle scelte giuste o sbagliate che siano.
Abbiamo privato una terapia di coppia ma dopo una breve mediazione e' starà interrotta perché lui ha chiesto la separazione.
Secondo lei ce la farò a ricordare a mio marito che sono la donna che lui ha sempre amato e con cui ha fatto un figlio? Come posso riuscire a farlo tornare suo suoi passi e verso la famiglia? Devo davvero lasciarlo libero per riaverlo? Come faccio a riconquistarlo? Nonostante tutto io sento di amarlo ancora e di volerci dare una chance...come posso convincerlo? Non dormo e non mangio più sono distrutta dal dolore mi sembra di subire un lutto...in attesa vs risposta
Saluti jess

 

>Gentile Jess,
è molto probabile che il comportamento di suo marito sia direttamente legato al suicidio di suo padre ed in generale allo statuto di padre. Bisognerebbe effettuare un’anamnesi approfondita per identificare eventuali processi associativi che possono essere intervenuti in suo marito riguardo all’essere padre – la responsabilità – il suicidio.
Sono solo ipotesi e suo marito dovrebbe provare a rivolgersi ad un terapeuta per elaborare la condizione conflittuale che probabilmente sta vivendo.
Il nostro Centro è a Milano, ci contatti pure o ci scriva ancora se vuole, cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

I miei problemi interiori stanno uscendo allo scoperto

--Stefania--

Salve, dottore. Inizio dicendo che non so se la mia prolissa domanda sia più uno sfogo o una richiesta di aiuto, forse entrambe. I miei problemi interiori stanno uscendo allo scoperto in un periodo della mia vita che si può definire "tranquillo": i problemi familiari non sono più così grossi, non devo più stringere i denti. Forse, però, il mio ingombrante passato ha lasciato il segno su di me, rendendomi una persona contraddittoria, con la paura di essere sola ma il costante bisogno di allontanare gli altri, quelli che sono o potrebbero essere miei amici. Questa dinamica è stata inconscia per un po', ora è venuta allo scoperto ma non si è risolta, anzi. Ora allontano in modo consapevole gli altri. Tutto questo è accompagnato dalla mia sfiducia verso il prossimo e verso la società, così stereotipata... Il mio bisogno di avere una guida si scontra con il mio rifiuto ad averne una al di fuori di me stessa. Non posso parlare dei miei problemi, dei dubbi, delle mie preoccupazioni con mia madre, ha troppi problemi di suo. Gli altri, come ho detto, li allontano, e comunque "non li ritengo in grado" di aiutarmi. Sono molto introversa e esprimo poco le mie emozioni (altra fonte inesauribile di piccoli problemi). Mi sento bloccata, priva dell'illusione di libertà che potrei avere (perché un'illusione? perché, tra le altre cose, mi piace fare filosofia spicciola). Per di più non ho un sogno o un obiettivo e questo mi dispiace molto. Vorrei avere un vero motivo per alzarmi la mattina, ora fatico a farlo. Altri problemi sono direttamente collegati alla mia storia personale, che ora racconterò.
Sono nata ben 17 anni fa in una famiglia composta da mia madre (una persona molto intelligente, profonda, che amo moltissimo; purtroppo malata di sclerosi multipla)e dai miei nonni materni, che si sono sempre occupati di me quando mia madre lavorava (faceva l'insegnante). Si può dire che mi hanno cresciuta.. Non ho mai conosciuto mio padre, che ha lasciato mamma quando era incinta con l'assurda motivazione della sua malattia. I primi anni della mia vita li ho vissuti nella classica "campana di vetro" propria dei figli unici molto amati e viziati dalla famiglia. Non ho frequentato quasi per nulla la scuola materna (rimanevo con mia nonna) e, entrata alle scuole elementari, ho avuto fin da subito qualche problema con i miei coetanei: dicevo di trovarli illogici e non stavo tanto bene con loro. Di risposta alle mie perplessità, mia madre e mia nonna mi dicevano che ero più matura degli altri bambini ed era per questo che li trovavo illogici. Che la cosa fosse stata vera o no, in ogni caso non ha prodotto effetti positivi: visto che non riuscivo ad avere amicizie soddisfacenti, ho cercato di ostentare la mia presunta superiorità in ambito scolastico, dove riuscivo a primeggiare. Questo fatto e la mia presunzione (conseguenza diretta) non ha fatto che accrescere la mia antipatia: non so se, tra la terza elementare e la prima media, mi abbiano preso in giro più per questo o per i miei difetti fisici (denti in fuori, occhiali tondi ecc.). Il primo anno delle medie è iniziato col mio sollievo per non dover più rimanere nella vecchia classe, ma è continuato male: ero in una classe quasi esclusivamente composta da maschi, tra i quali non mi sono mai inserita. In quell'anno, i miei nonni si sono entrambi ammalati di cancro. A 12-13 anni ho visto le persone che mi hanno cresciuta morire consumate dalla malattia, tra la disperazione di mia madre, malata, che da sola tentava di prendersi cura di sua madre, di suo padre e di me. Sentivo di dover fare qualcosa, ma non sapevo cosa. Mi sentivo impotente, ero passata dalle piume alle spine e non riuscivo a capacitarmene. Ricordo le corse in ospedale, mia madre che ha iniziato ad usare la sedia a rotelle, la morte di mia nonna: allora non avevo nessun amico vicino. Alla morte di mio nonno, avvenuta pochi mesi dopo, ero assuefatta al dolore; non ho pianto nemmeno una lacrima. Rimasta sola con mia madre, in congedo dal lavoro, la mia vita è continuata. Alla fine della seconda media ho deciso di dare una svolta alla mia vita, ho cambiato sezione, ho trovato un'amica del cuore e altre amiche con cui uscivo. Ho iniziato a curarmi molto e, a 14 anni, mi sono ritrovata intraprendente e disinvolta nel trovarmi un ragazzo, di cui mi sono perdutamente innamorata. Tra la mia e la sua incapacità di gestire una relazione, la storia è finita dopo 5 o 6 mesi. Mi ha lasciata scrivendomi un messaggio; la mia prima reazione è stata quella di provare a soffocare nell'orgoglio tutti i miei sentimenti in poche ore. Non posso dire di esserci riuscita veramente, ma il mio orgoglio è rimasto ben presente fino ad oggi: gli ho rivolto (se così si può dire) la parola soltanto pochi mesi fa, dopo 3 anni! Le altre storie che ho avuto sono state insignificanti, soprattutto a livello emozionale.
Dopo la terza media ho scelto il Liceo Classico. Non so se l'ho fatto perché era la scuola più impegnativa che avevo individuato (sfida con me stessa..) o perché stavo iniziando ad amare la filosofia e la scrittura creativa. Probabilmente entrambe le cose. La classe mi piaceva (e mi piace ancora), mi trovavo bene e avevo trovato nuovi amici, in particolare la mia compagna di banco. Gli studi procedevano (e procedono) bene, ho fatto una buona scelta. Ma dalla metà del secondo anno ho iniziato ad allontanare, inconsciamente, le persone che avevo intorno: mi curavo poco ed ero taciturna e scorbutica; era faticoso starmi accanto, lo ammetto. [Il fatto che abbia usato il passato non vuol dire che la situazione sia cambiata più di tanto, forse un po'...] Ora, in più, il fatto di crescere e di prendermi delle responsabilità, come stare veramente accanto a mia madre, e il fatto di fare delle scelte serie per il futuro mi fa veramente paura.
Se è arrivato a leggere fin qui, devo solo ringraziarLa per la pazienza. Ne trova ancora un po' per darmi qualche consiglio per risolvere questa situazione? Sono davvero confusa...

 

>Gentile Stefania,
sicuramente gli accadimenti familiari molto dolorosi che lei ha dovuto affrontare hanno lasciato un segno complesso, contribuendo in certi aspetti a farla maturare in anticipo rispetto ai suoi coetanei ma innescando dei meccanismi di difesa rispetto alla relazione con gli altri. Per esempio lei, forse, si difende dalla paura inconscia di perderli.
Lei ha una notevole capacità di riflettere e di esprimersi attraverso il linguaggio e potrebbe coltivare questo suo tratto dedicandosi a delle attività creative, che potrebbero fornirle stimoli alternativi e facilitarle il suo rapporto con le emozioni, prendendosi in questo modo cura di se stessa.
Ci scriva ancora se vuole, cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Soffro di irritazione, rabbia, paure di vario genere

--PieroM--

Cari esperti,
Grazie in anticipo per i vostri consigli. Soffro di irritazione, rabbia, paure di vario genere a seguito di una situazione familiare molto pesante (mio cognato aveva picchiato mia moglie e io gliele ho suonate). Spesso sono tranquillo e improvvisamente ho un cambio di umore repentino che poi scaturisce in crisi nervosa con i sintomi suddetti. Soffro anche di disistima e disinteresse totale o quasi per le cose che facevo prima (soprattutto leggere e scrivere). A volte dico o faccio cose che poi nego o non riconosco come parte di me (assurde). Dico tutto e il contrario di tutto. Noto anche una carenza di capacità mnemoniche (calo). mangio, ma senza alcun piacere. Dormo male e spesso ho incubi. E' depressione questa? Inoltre, soffro di disturbo ossessivo-compulsivo (rituali, evito certi numeri o colori, dispongo gli indumenti sul letto solo in un certo modo). Cosa mi consigliate di fare? C'è una terapia che sia adatta a me e in questo caso a Torino c'è qualcuno adatto? Grazie e saluti PieroM


>Gentile PieroM,
un supporto terapeutico può sicuramente esserle molto utile. Lei nel suo testo non accenna a trattamenti terapeutici precedenti, per cui presumo che sia la prima volta che cerca un aiuto specializzato. Per avere una diagnosi è necessario qualche incontro, in modo da predisporre seguentemente un intervento (una terapia che sia adatta a lei) che riguardi sia l’aspetto depressivo che quello ossessivo, considerando anche i fattori ambientali come la situazione famigliare che lei descrive molto pesante. A Torino può rivolgersi a qualsiasi professionista iscritto all’ordine degli psicologi oppure può rivolgersi al servizio pubblico.

Cordiali saluti,
Dott. Giovanni Castaldi

Non so che percorso di studi intraprendere dopo il liceo

--lilik--

Gentile Psicoterauta,

sono una ragazza di 18 anni. Sono ansiosa e perennemente indecisa. Mi faccio sempre troppi problemi per questioni inutili. L'ansia e lo stress mi impediscono anche di dormire. Sopra tutto nel periodo degli esami scolastici. Non chiudo occhio tutta la notte.
Sono cosi' ansiosa che spesso mi tormento per mesi su banalità.

Ora però non so che percorso di studi intraprendere dopo il liceo. I miei coetanei sono speranzosi e pieni di sogni grandiosi. io sono perennemente indecisa e pessimista. Mi sento inadatta a tutto.
Ho accarezzato l'idea di intraprendere tantissime facoltà. Sono stata scoraggiata, e alla fine ho rinunciato. Tanto non ho un sogno..
Ho passato il test alla Bocconi, ho accarezzato l'idea di fare Giurisprudenza. Ma sono stata dissuasa (disoccupazione, difficoltà ad emergere etc..)
Ho pensato a Letteratura e Arte , ma la mia prof dice che è una pessima scelta, morirei di fame. E' semi impossibile ottenere una cattedra. Poi sinceramente io amo la letteratura , ma non sono paziente. L'insegnante è un lavoro serio e importante. Forma i giovani. e se non fossi un buon insegnante?
Mi piacerebbe fare la geriatra.. ho profondo rispetto per gli anziani. Ma mio padre (chirurgo) non apprezza l'idea che io intraprenda la carriera medica.
il prof di filosofia diche che sono creativa. e che le professioni da me citate sono troppo tecniche . Ma io vorrei aiutare il prossimo

E allora cosa fare? il tempo stringe. Vorrei scegliere in maniera lucida e smettere di tormentare me stessa e gli altri a causa della mia insicurezza.
come acquisire stabilità?
se però sbagliassi? se in futuro mi rivelassi una professionista mediocre?
come maturare e perdere quest'odiosa incertezza?
non ho un sogno particolare. non sono sicura mai di nulla.
Grazie per l'attenzione
Distinti saluti,
Linda




>Gentile lilik,
dice di essere predisposta a vivere le situazioni con molta ansia e sta affrontando anche la scelta universitaria con questo atteggiamento.
Non proprio tutti i suoi coetanei sono diversi da lei, spesso non è facile capire cosa si vuole fare e quale percorso di studi intraprendere. Cerchi di non essere troppo in balìa del pensiero degli altri, che a quanto dice sembrano dissuaderla su diversi possibili percorsi. Soprattutto sembrano invitarla a non fare quello che hanno fatto loro, il professore, il medico, (atteggiamenti non molto incoraggianti). Purtroppo in Italia è un momento piuttosto difficile e ciò influenza anche i consigli che si ricevono dagli altri. La situazione è destinata a cambiare (in meglio) e non si vieti di seguire un corso di laurea che la può formare in qualcosa di suo interesse. La formazione universitaria è una cosa molto importante anche se spesso oggi non viene adeguatamente apprezzata. Alla Bocconi, come in altre università, esistono corsi di laurea che integrano l’economia ed il management ad insegnamenti di tipo umanistico. Potrebbero rappresentare un profilo di suo interesse. Infine, tenga conto che si possono aiutare gli altri anche e soprattutto con la creatività e che forse il suo professore di filosofia potrebbe avere ragione.

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Ci scriva ancora se vuole, cordiali saluti,
Dott. Giovanni Castaldi

Vuoto incolmabile che cerco di riempire con l'alcool

--gionnynoxwill--

giorno per giorno mi sento sempre più nervoso e divento irascibile fino al punto che non mi riesco più a controllare e ad ogni mio sfogo provoco danni alle cose e persone che mi circondano. Mi sento sempre più arrabbiato con la vita e non so il perché. dentro di me sento come un vuoto incolmabile che cerco di riempire con l'alcool. ormai sono ad un punto in cui non riesco più a farne a meno, bevo da mattina a sera e guai se qualcuno mi ostacola. spero possiate aiutarmi.


>Gentile gionnynoxwill,
dovrebbe provare a dirmi qualcosa in più sul vuoto incolmabile che prova, anche se riconosco possa essere molto difficile. Il suo uso (abuso?) di alcol può sicuramente amplificare il nervosismo e l’irascibilità, soprattutto se si è innescata una forma di dipendenza. Mi scriva qualcosa in più su questi aspetti, il vuoto, l’uso di alcol, e per cortesia mi indichi anche la sua età. Cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Mia mamma non sa cosa fare, se cacciarlo o meno

--Anonimous2013--

Buongiorno,
Ho quasi 20 anni e ho una situazione familiare pessima sia dal punto di vista economico che da un punto di visto relazionale. Tutto è iniziato qualche anno fa, quando mio padre venne licenziato (faceva l'operaio edile): sia io che mia madre facemmo il possibile per trovare un lavoro a mio padre di qualsiasi tipo aiutandoci con annunci internet e altri strumenti. Fino a quando un giorno trovammo una soluzione: un amico di mio padre gli offri un posto di lavoro come guardia giurata presso una ditta privata. Mio padre ottenne il "lavoro" (50% di stipendio mensile da due anni) e da quel momento le cose non si aggiustarono, anzi.. Mio padre è ignorante in tutto e per tutto, è cresciuto per strada e a stento è arrivato alla scuola media, quando parla a volte fa dei ragionamenti proprio assurdi, ha un ossessione per l'ordine. Da quando lavora come guardia giurata si è completamente montato la testa credendosi chissà chi. Arriva a casa e sta a telefono con colleghi, pensa solo ed esclusivamente al lavoro, è stressato perché gli stipendi arrivano la metà e sempre in ritardo. La cosa tremenda arriva adesso: ho iniziato a vedere dei comportamenti strani (chiudersi a chiave in bagno, assente in casa oltre al lavoro ecc..). Da qualche mese, con le mie abilità informatiche, ho scoperto che si sente con una donna. Ne abbiamo parlato un mesetto fa e lui si è "giustificato" (non c'è giustificazione al tradimento) dicendo che questa donna ha problemi col marito e lui funge da ausilio morale, poi aggiunse che da quel momento avrebbe fatto di tutto per troncare la situazione. Io e mia madre (ho anche una sorella più piccola di 4 anni) lo abbiamo perdonato. Il giorno seguente ci disse che tutto era stato risolto. Da quel momento ha iniziato a comportarsi in modo strano: alternava momenti di affetto assoluto verso mia madre (non lo faceva nemmeno quand'era operaio) ad altri momenti di assoluta riservatezza. Oggi mia madre, per puro caso, ha trovato la risposta: per sbaglio il cellulare di mio padre ha chiamato sul numero di mia madre e ha sentito mio padre parlare con una donna. Dopo aver ascoltato tutta la conversazione abbiamo scoperto che si è anche visto con questa donna (lui sosteneva che si sentivano solamente) e che tutte le volte che tardava a lavoro era per stare con lei. Per farla breve abbiamo collegato tutti i suoi momenti strani con questa donna. Mia mamma non sa cosa fare, se cacciarlo o meno.. un po a causa della famiglia, un po per la situazione economica. Lei si appoggia a me perché a livello di formazione sono il più istruito e sono il più maturo dei due figli. Lui è sempre mio padre e non mi passa per la mente di cacciarlo di casa, vorrei anche accettare la situazione ma con lui ho vissuto 19 anni molto bene, capitemi è sempre mio padre. Ma allo stesso tempo non voglio perdonarlo. Lui continua a negare l'evidenza, mi sta chiamando in continuazione per spiegarmi che non è come sembra. Non sappiamo cosa fare.. escludo a priori una discussione pacifica, non perché la mia famiglia è violenta anzi, ma perché lui non sa ragionare.. Dateci qualche consiglio, per favore..


>Gentile Anonimous2013,
credo che questo problema vada risolto soprattutto fra i suoi genitori, in quanto si tratta della loro vita di coppia, senza che venga scaricato su di lei l’onere di decisioni come mandare suo padre fuori di casa e simili. Questo non esclude che lei possa liberamente decidere di avere un atteggiamento “neutrale” oppure “di parte”, ma l’importante è che non si sobbarchi di un ruolo decisionale che potrebbe ritorcersi contro di lei in futuro.
Ci scriva ancora se vuole, cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Non so più cosa mi piace e cosa mi appassiona

--violinista--

salve, mi rivolgo a voo perchè credo di averle provate tutte e secondo una vostra opinione o analisi più oggettiva può essere forse l'unica cosa utile. cerco di riassumere. Sono iscritta al primo anno di università di scienze geologiche. prima di iscrivermi ho fatto un anno di scienze naturali e tanti test di ingresso passando e facendo passare agli altri un periodo estenuante. al liceo il primo anno mi sono appassionata alle scienze della terra e mi sono detta: se nei prossimi anni non trovo una materia che mi appassiona tanto all'università sceglierò scienze della terra. nel corso degli anni mi sono appassionata tanto solo alla filosofia. mentre per biologia non riuscivo tanto perchè studiavo disegnini e cose a memoria ,procedimenti di entità minuscole che apparentemente accadevano sensa un senso ,studiavo cose che non potevo vedere tutti i giorni e di cui non mi ponevo domande proprio perchè non le vedevo. non mi piaceva studiare a memoria i numerosi gruppi funzionali senza vederne utilità. nell'estate del quarto liceo mi sono fidanzata con un ragazzo di un altra nazione. la mia famiglia viene da lì, un posto a cui sono affezzionata ma entrambi non parlavo bene la lingua e parlavamo in inglese. ora la lingua è migliorata, sono due anni che stiamo insieme ma soffriamo entrambi. la nostra storia a distanza resiste soprattutto da parte mia a tante difficoltà. vogliamo entrambi arrivare alla fine della mia università per provare a stare insieme in modo continuo e "definitivo" nello stesso luogo. sono io credo che tengo più a lui che l'incontrario ma non mi è chiaro. ma ciò mi occupa la mente costantemente. ora ho imparato a convivere con questa situazione e piano piano sto imparando anche a gestirla. il succo è che ora mi interessa la biologia perchè come lo erano prima le scienze della terra che rispondevano alle domande sulla natura che mi facevo ogni giorno ora la biologia forse è la scienza che mi consente di rispondere alle domande che possono essermi utili ogni giorno. ma non sono mai stata capace. per capire un po' vado a seguire le lezioni ogni tanyto anche di biologia ma a volte non capisco , avvolte è evramente pesante (forse perchè non ho visto le lezioni prima).ma nonostante ciò non imparo nulla non capisco che biologia non fa per me. cerco di dirmi: studia geologia. almeno ritorni nel mondo dello studio che almeno sai di quel che parli,sai veramente cosa significa biologia o geologia(il contatto con lo studio l'ho perso quando ci siamo messi insieme ,l'esame di stato non lo ricordo come una bella esperienza)ma non riesco più a studiare. trovare motivazione. forse lo sarebbe anche con biologia. non ho più neanche amici perchè sono andato fuori a studiare e essendo ora io pendolare le mie nuove amicizie sono a Roma dove faccio l'università. ho perso il contatto con me. non sò più cosa mi piace cosa mi appassiona. mi sento inetta.ho cercato di iniziare cose che mi interessano e che mi coinvolgono di più per trovare la spinta. ma tutto costa. non ho i soldi e sto cercando un lavoro. sono bloccata. non sò trovare la spinta e non so credere più in cosa faccio. non avevndo più amici con cui condividere penso troppo al mio ragazzo. come posso sbloccarmi??? ho letto e riletto offerta formativa e i programmi di esame di entrambe che ormai li sò a memoria e rileggendoli ormai non ho più emozione. c'è qualcosa che non ho capito, qualche domanda che non mi sono ancora fatta e che mi farebbe aprire gli occhi? o è inconsciamente pigrizia,inconsciamente non voler studiare? se non studio non imparo ...non a livello nozionistico ma anche di vita credo. mi privo di un esperienza grande non facendo l'università. quali opinioni avete?



>Gentile violinista,
l’impressione è che lei sposti la sua confusione interiore nella confusione fra i corsi di studio. Si percepisce che lei è in cerca di risposte - che attende di trovare nella materia perfetta - o di indizi che la illuminino su quale possa essere il suo desiderio. L’unica cosa che pare averla appassionata, la filosofia, nelle sue righe passa invece in secondo piano.
Il succo non è il fare o non fare l’università, ma il capire chi si vuole essere. È normale che lei non provi più emozione nel leggere e rileggere i programmi, perché è come guardare degli strumenti che però non sono pronti all’uso, i quali avevano forse per lei il valore di rappresentarle dei futuri possibili.
Se si sente totalmente bloccata nello studio può valutare l’ipotesi di prendersi una pausa, provare a lavorare e nel frattempo dedicarsi a piccole cose che ritiene interessanti. Forse senza l’ansia di dover studiare a tutti i costi scoprirà una nuova motivazione.
Ci scriva ancora se vuole, cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Gelosia retroattiva

--melany88--


salve vi scrivo perche il mio ragazzo mi ha lasciato a causa dell ossessivita' del mio passato...no riesce a vivere la storia con me perche pensa che ci sia stato un alro prima di lui...il suo problema si caratterizza sopratutto sul fatto che sessualemente ci sia stato un altra persona prima di lui...ho fatto delle ricerche su internet e ho visto che probabilmente il mio ragazzo soffre della sindrome di rebecca o piu comunemente chiamata gelosia retroattiva. vorrei fare qualcosa perche stavamo bene insieme...putroppo lui mi continua a dire che non riesce a superare quest ostacolo...piu di una volta ho cercato di parlare di chiarire ma e' stato tutto inutile anzi si sono aggravate le cose...offendendomi e cambiando numero addiritura numero di cellulare
Ho bisogno di un vero consiglio su come dovrei comportarmi grazie distinti saluti

 


>Gentile melany88,
è possibile che il suo compagno soffra a causa di un confronto immaginario con il ragazzo che lo ha preceduto, confronto nel quale probabilmente sente di essere “inferiore”. Consideri tuttavia che le ragioni di questo comportamento possono essere molteplici, per esempio può essere un modo di porre fine alla vostra relazione, oppure può essere un disagio legato a degli aspetti ideali, stereotipici, di quello che lui ritiene debba essere un comportamento maschile. Spesso tali atteggiamenti hanno radici molto profonde e ci vuole del tempo perché il soggetto rielabori o rinforzi la propria posizione. Tale percorso potrebbe sicuramente essere facilitato da qualche colloquio psicologico.
Cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Fare esattamente ciò che mi spaventa

--vorreivincereio--

Buon giorno,
Ho 31 anni e dall'età di 14 anni ho avuto problemi con l'ansia e gli attacchi di panico. Il motivo per cui scrivo è la curiosità nel sapere se quello che faccio è corretto! la mia tecnica di superamento è "la violenza", fare cioè esattamente ciò che mi spaventa, anche considerando che quello che mi spaventa non è l'esperienza in sè ma la paura che possa arrivare l'attacco di panico. Parliamo di cose molto semplici come quella che sto per affrontare domani, salire su un treno andare ad un seminario e dormire fuori. la paura è che l'attacco di panico mi sorprenda! ma io vado lo stesso... la domanda è proprio questa... Faccio bene? Dovrei tutelarmi di più o il fatto di andare a prescindere da tutto mi è comunque di aiuto?

Grazie anticipatamente.


>Gentile vorreivincereio,
affrontare le situazioni potenzialmente ansiogene è molto meglio che evitarle sistematicamente. In questo modo lei si affranca dal rischio di un’immobilità e di un isolamento che contribuirebbero unicamente ad accrescere le sue fantasie. La sua è una buona strategia e le consiglio di lavorare contemporaneamente sulle cause del suo problema, in modo che il suo desiderio di vivere le esperienze si esprima con minore conflittualità. Cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Rinchiudermi nel guscio delle mie paure

--Serena--

Buongiorno,

mi chiamo Serena ed ho 20 anni. Non vorrei sembrare una di quelle ragazzine che avendo poco da fare inventano disturbi che non esistono, in effetti riconosco che il mio problema non è gravissimo, ma non riesco comunque a trovare il verso giusto per risolverlo definitivamente.
Ho problemi ad avere rapporti con le persone, raramente mi fido e se lo faccio è sicuro che la paura di essere delusa mi faccia vedere cose nei comportamenti della gente che probabilmente esistono solo nella mia immaginazione. sono stata in cura tempo fa da uno psicologo che mi ha risolto moltissimi problemi legati ad attacchi di panico che avevo, infatti non ne ho più, riesco a gestire molto meglio le mie emozioni, ma ancora non sono riuscita a capire cos'è che mi scatta dentro quando, dopo aver approfondito la conoscenza con una qualsivoglia persona, comincio a rinchiudermi nel guscio delle mie paure di delusione e di abbandono respingendo ogni contatto. sono stanca di questo mio modo di reagire, vorrei finalmente trovare una soluzione o quanto meno capirmi di più e arrivare da sola a una qualche conslusione che smetta di farmi comportare in questo modo. Spero di ricevere il vostro parere. Grazie per l' "ascolto",

Serena.

 

>Gentile Serena,

è possibile che gli attacchi di panico di cui soffriva fossero in qualche modo legati al disagio di cui parla ora, che “servissero” a nasconderlo anche a se stessa. Ora che gli attacchi di panico non ci sono più, lei si sta probabilmente raffrontando con ciò che ne era l’origine e la causa. Il mio consiglio è di continuare il percorso con il terapeuta che l’aveva aiutata rispetto agli attacchi di panico, proprio perché i suoi problemi di oggi possono fare parte di un percorso di guarigione che (forse) è stato interrotto prima che fosse portato a termine. Ci scriva ancora se vuole, cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Ha sviluppato una sorta di possessività e ossessività nei miei confronti

--Sara--


Il mio ragazzo,classico ragazzo del sud impostato e chiuso di mentalità, con cui sto da pochi mesi ha sviluppato una sorta di possessività e ossessività nei miei confronti. Non accetta il mio modo pensare e se mi impunto a far valere la mia idea mi dice che sono presuntosa, arrogante, che non mi abbasso. Vuole farmi cambiare ,diventare come lui vuole.
E' arrivato al punto di darmi uno schiaffo per questo o spintoni.
Mi controlla il tel, stiamo ore a parlare e se mi stanco mi accusa che sono fredda e non lo amo abbastanza.
Mi parla con tono alto quando cerca di farmi capire le cose che non gli stanno bene di me, o quando non mi comporto secondo il modo che lui vorrebbe.
Ha provato a lasciarmi per questo, ma io l'ho sempre ripreso.
Ora quando succede di nuovo che discutiamo, non mi lascia perchè lo supplico, ma diventa aggressivo, nel senso che se mi chiudo in me stessa e rimango in silenzio (a non spiegarli le cose e a giustificarmi continuamente per delle banalità tipo gelosie ingiustificate)arriva a spintonarmi e a minacciarmi di morte se commetto un errore grave per lui o se lo abbandono.
Ho paura che sia malato e ossessionato da me?



>Gentile Sara,

i comportamenti del suo ragazzo esprimono un’insicurezza di fondo, associata a timori di abbandono. È possibile inoltre che un certo sistema di valori nel quale è cresciuto abbia favorito alcuni particolari atteggiamenti verso il femminile, ma il punto più importante è che sembra predisposto ad esternare questa problematica in modo violento, il che potrebbe essere pericoloso per lei.
Il mio consiglio è di mettere in chiaro che non ci devono essere violenze e che ciò potrebbe comportare la fine del vostro rapporto. Se ha paura delle sue reazioni si faccia supportare da qualcuno, un amica/o o un famigliare.
Ci scriva ancora se vuole, cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

La scelta dell'università mi sta mettendo in crisi

--clara.jo94--


Salve, sono una ragazza che frequenta l'ultimo anno del liceo scientifico. Non so se è giusto inviare questa domanda dato che probabilmente non è da considerarsi importante tanto quanto le altre tematiche , ma io ho bisogno di parlarne. La scelta dell'università e della città (abito in un piccolo paese) dove dover andare a vivere mi sta mettendo in crisi! Ne ho già giustamente parlato con i miei che per quel che hanno potuto mi hanno consigliato e detto la loro opinione,ma mi piacerebbe ricevere un parere tecnico. Non mi sento in grado di fare niente, mi piacerebbe lavorare con tanta gente, aiutare gli altri e vorrei tanto provare ad entrare alla facoltà di medicina, tentando anche il test delle professioni sanitarie! Ma se non passo? Non sono una ragazza che eccelle in qualcosa, sono sempre andata bene a scuola ma niente mi mette in risalto o mi rende unica in qualcosa! Non so neanche suonare uno strumento o ballare o dipingere! Forse sono esagerata, confusa ma non riesco ad essere riflessiva e razionale a tal punto da dire: questo lo puoi fare, questo no! La ringrazio in anticipo per la risposta.


>Gentile clara.jo94,
la scelta dell’università rappresenta un momento difficile e pieno di interrogativi. Il consiglio che le posso dare e di fare qualcosa che le piaccia, in modo da affrontare lo studio più volentieri. Dichiarare di poter fare o non poter fare delle cose implica un giudizio sulle proprie capacità, o un “permettersi/vietarsi” di fare qualcosa. Non si vieti di poter provare a fare ciò che le piace. Tenga comunque presente che può tentare un percorso e poi cambiare.

Consulti queste altre risposte che avevo dato in passato sullo stesso tema,
> continuare-con-luniversita-o-andare-a-lavoro
> non-so-se-luniversita-fa-davvero-per-me-o-se-sia-meglio-partire-in-direzione-estero
> come-si-fa-a-scegliere-luniversita-se-non-si-sa-minimamente-cosa-si-vuol-fare-nella-vita


Le auguro buone cose,

Dott. Giovanni Castaldi

Paura di non essere abbastanza intelligente

--abc16--

Gentile Dott.
sono un ragazzo di 19 anni e in parole povere la mia paura è quella di non essere abbastanza intelligente o di esserlo nella media. Più che spesso questo dubbio o questa paranoia mi assale e mi fa stare male, spazzando a terra la fiducia che ho in me e nelle cose che ho scelto di fare. Per questo ho deciso di sottopormi a breve ad un test del q.i. presso uno psicologo; nel frattempo mi sento un ignavo.
Grazie per l'attenzione.


>Gentile abc16,
credo che alla radice di questa paura e fissazione relativa all’intelligenza ci sia un’altra problematica che lei non riesce ancora ad individuare. Inoltre il suo asserire di aver paura di essere “nella media” implica una serie di aspetti ideali che varrebbe la pena di approfondire.
Lo psicologo al quale ha deciso di rivolgersi potrà sicuramente aiutarla ad affrontare questo momento di difficoltà.
Cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Non mangiavo più, solo cose liquide

--Laura--

Più di due anni fa ho cominciato ad avere un disturbo... a volte avevo la sensazione di avere un pò d'asma! All'inizio presi la cosa con molta superficialità.. mi veniva di rado e non gli diedi peso! Poi partii per la Spagna con mia zia e mia sorella e lì queste crisi respiratorie peggiorarono e iniziai anche ad avere problemi nel deglutire, come se mi sentissi soffocare! Tornata a casa le cose si aggiustarono subito e ripresi a mangiare tranquillamente.. ma poi ad un cena di famiglia sentii lo stesso disturbo mentre mangiavo, andai nel panico, mi sembrava di essermi realmente affogata! A quel punto ne parlai con i miei genitori... la cosa cominciò a peggiorare, non mangiavo +, solo cose liquide e avevo continui attacchi di panico, andai da una psicologa ma feci pochissime sedute e piano a piano sembrava che da sola ce la stessi facendo.. avevo ricominciato a mangiare, sì con un pò di difficoltà andavo piu lenta, ma mangiavo! La faccenda si é svolta tra alti e bassi.. e in questo momento ho ricominciato a nutrirmi solo con cose liquide! adesso ho fatto solo una seduta con una nuova psicologa che mi ha dato dei farmaci per l'ansia, sarà che è l'inizio ma non mi sembra di migliorare! Non ce la faccio più.. non mangio mai con i miei amici o fuori casa perche mangiare con altre persone mi mette a disagio e quindi mi fa accrescere lo stato ansioso e la sensazione di soffocamento! Vorrei trovare una risposta a tutto questo, una risposta e una soluzione! sento che mi sto rovinando da sola la mia vita.. eppure non avrei motivi per stare così: ho una famiglia fantastica, un ragazzo, delle amiche con cui sono cresciuta, l'università procede a gonfie vele.. Mi manca solo mangiare, mangiare come una volta, come quando mio padre mi chiamava "pozzo di Sant'Antonio!" Spero possiate aiutarmi...
Cordiali saluti.


>Cara Laura,

che cosa le impedisce di mangiare? Perché suo padre la chiamava "pozzo di Sant'Antonio"? Ha fatto degli esami medici per verificare se tutto il suo apparato digerente funziona regolarmente? Se il suo organismo è sano la faccenda ha cause psichiche. Nella sua lettera non si comprende come mai all'improvviso nella sua vita, lei comincia ad avere crisi d'asma, che poi durante un viaggio con alcuni suoi familiari si associano all'impossibilità di mangiare cibi solidi. Bisognerebbe che lei dicesse qualcosa di più in particolare sull'asma. Comunque ne parli con la sua psicologa oppure se vuole mi chiami e me ne venga a parlare di persona. I numeri di telefono del Centro sono 0229531468 e 3485849549. Buone cose per lei,


Dott. Giovanni Castaldi

Continuare con l'università o andare a lavoro?

--Danilo--

Salve. Mi chiamo Danilo, vi racconto in breve la mia storia...
Quest`anno sono uscito dalle scuole superiori, diplomandomi in ragioneria...
Sin da quando facevo il 2 anno di superiori, trovavo il tempo (nei pomeriggi, il fine settimana e soprattutto nei periodi festivi) di lavorare presso un salone di parrucchieria.
Inizialmente lo facevo solo per una questione economica, ma col tempo ho imparato tante cose, pian piano sto imparando le arti di questo mestiere e devo dire che mi sto appassionando....
Quest`anno, al completamento degli studi superiori, ho deciso, in seguito a lunghissimi e stressanti ragionamenti, di iscrivermi all`universita` (facolta` di scienze politiche) a Catania.
Frequento l`universita` da piu di un mese, ma il fine settimana trovo sempre il tempo per tornare al mio paese (un paese di provincia) e lavorare.
Confrontando universita` e lavoro, sono piu favorevole al lavoro perche:
1 mi appassiona e mi piace
2 mi frutta un ottimo guadagno
3 mi puo garantire un futuro

L`universita` e` si importante per un fattore prettamente culturale, ma non penso possa garantirmi le stesse sicurezze che invece il "mestiere" mi garantirebbe...
Veniamo dunque al punto: sono tremendamente indeciso...

CONTINUARE CON L`UNIVERSITA` o ANDARE A LAVORO???

E` un dubbio che da anni mi perseguita, ma che in questo periodo piu che mai mi assilla.... non so cosa fare davvero.

L`universita` e` importante per una cultura personale e per un titolo di studio... ma il lavoro e` importante perche` mi garantisce un futuro concreto.

Ecco... secondo voi sarebbe il caso di abbandonare l`universita`? O pensate sia ancora troppo presto per capire cosa voglio davvero??

SONO IN CRISI AIUTATEMI!!

Grazie in anticipo per l`ascolto.



>Gentile Danilo,
è così sicuro che una cosa escluda necessariamente l’altra?
Anche se le può costare un po’ di fatica in più, potrebbe portare avanti entrambe le esperienze, almeno provarci per un certo periodo. Una cultura universitaria è importante e può ampliare i suoi orizzonti, così come l’imparare un mestiere e avere una certa indipendenza economica sono dei fattori altrettanto positivi, per le ragioni che lei stesso ha elencato.
Può pensare di tenerselo come “il lavoro del weekend”, mentre prosegue i suoi studi.
Le auguro buone cose e le porgo i miei saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Crede che succedono delle cose o sente voci

--Valeria--

Salve, mia nonna ha 83 anni, ha manifestazioni comportamentali strane nell'ultimo periodo, ovvero crede che succedono delle cose o sente voci, ma in relatà è frutto della sua immaginazione. Lei però è convinta che siano vere e non c'è verso di farle cambiare idea.

Ultimamente si verificano con più frequenza soprattutto quando è preoccupata. Come mi posso comportare e a chi mi devo rivolgere. Esiste qualche farmaco per farla stare più tranquilla??
grazie



>Gentile Valeria,
le consiglio di far sottoporre sua nonna a una visita psichiatrica e/o neurologica, al fine di chiarire la natura di questi fenomeni allucinatori, che data l’età della signora potrebbero essere ascrivibili per esempio a una forma di arteriosclerosi.
Il medico di base potrà sicuramente indicarle a chi rivolgersi nella sua zona, cordiali saluti.

Dott. Giovanni Castaldi

Sono rimasta senza lavoro e i miei genitori si sono ammalati

--ladyx--

Salve,
sono una ragazza di 36 anni, direi fin da piccola molto carina e piacevole e per questo ho avuto molte sotielle e 3 storie serie di 5, 10 e ora 3 anni. I problemi che ho sono molti purtroppo.In coincidenza 3 anni fa di quando il mio ex mi ha lasciata sono rimasta senza lavoro e purtroppo i miei genitori si sono ammalati gravemente, cancro. Ho un fratello più piccolo di me e il mio meraviglioso ragazzo.
Immediatamente ho cercato dopo quel periodo di rifarmi una vita per rimontare in sella come si dice ma non riesco ad inviare curriculum per 2 motivi, 1 se fossi assunta non potrei stare accanto ai miei nei loro ultimi momenti di vita e due ho paura che nessuno mi assumerebbe mai.
Ho paura costantemente che il mio ragazzo mi menta, mi tradisca abbia amiche su internet ... e cosi lo controllo costantemente ed ogni cosa che va fuori riga diventa una tragedia. Questo non va bene ne per me ne per lui ...
Trascorro tutta la giornata davanti al pc sperando che il tempo passi piu in fretta possibile sono stanca non fisicamente ma stanca mentalmente.
Mi sento colpevole di aver chiesto la nascita di mio fratello perchè non è giusto che stia vivendo una sorella fallita, dei genitori malati alla sua eta ...
Non ho soldi per andare da uno psicologo anche se credo che ne avrei necessita un aiuto sarebbe gradito davvero... per lo meno un punto di partenza ... per andare avanti e tornare una grande persona
Grazie


>Gentile ladyx,
la malattia dei suoi genitori e l’assenza di un lavoro comportano certamente per lei un grande carico a livello emotivo. Il mio invito è di provare comunque a cercare un lavoro, magari part-time, che le può essere utile più che altro per distaccarsi temporaneamente dai suoi pensieri. In secondo luogo, riguardo alla psicoterapia, provi a rivolgersi al servizio pubblico della sua città e potrà così trovare una forma di sostegno.
Ci scriva ancora se vuole, cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Sto molto male, piango e non mangio

--Giulia--

Ho 35 anni, da circa 5 mesi ho una relazione con un uomo. Inizialmente le cose andavano bene. A causa del suo lavoro ci vedevamo pochissimo ma era comunque presente con telefonate e sms affettuosi. Non abbiamo mai parlato apertamente dei nostri sentimenti. Quando ci vediamo perde la testa per me, mi adora. Ho parlato io di sentimenti dicendo che il mio è assolutamente un sentimento serio. Non ho parlato di "amore" ma era chiaro. Lui ha ammesso di essersi spaventato per la mia "confessione" ma ho cercato di tranquillizzarlo dicendo che tra di noi non cambiava nulla e che non chiedevo un impegno ufficiale da parte sua ma solo i nostri rari incontri (lui pensa alla carriera e non vuole impegnarsi sentimentalmente). In realtà ciò non è vero perchè vorrei passasse più tempo con me e poter condividere di più la mia vita con lui. Ora si è allontanato, gli ho fatto notare la cosa per sms (perchè non era raggiungibile al telefono per cause di lavoro), lui ha inizialmente negato il suo allontanamento. Ora non parliamo al telefono e non ci vediamo da 3 settimane. Solo pochi sms e da ieri silenzio totale nonostante il mio tentativo di chiamarlo. Penso che, spaventato dalle mie parole, si voglia allontanare ma ho paura di perderlo e non voglio che questo succeda. Cosa posso fare? Non risponde al telefono e ai messaggi. Non posso andare sul posto di lavoro di conseguenza non posso incontrarlo di persona. Come faccio a farlo tornare da me?
Sto molto male, piango e non mangio.
Grazie anticipatamente per la risposta.


>Gentile Giulia,
le ricette per farlo tornare da lei purtroppo non competono ad un servizio di consulenza sulle psicopatologie, nonostante mi renda perfettamente conto che ciò le provochi un forte malessere. La sua apertura verso i sentimenti ha comportato un allontanamento da parte di lui, che probabilmente ha delle resistenze nell’investire affettivamente in una relazione.
Lei in questo modo può aver capito cosa desidera in una relazione e mi auguro che ciò possa esserle utile. Cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Ho paura di tutto, soffro di panico

--Normale--

ciao, io sono un ragazzo di 22 anni che vive in tunisia, sono italiano e scusatemi se faro errori. io non ho un problema ma molti problemi è quello più grave è che riconosco i miei errori i miei difetti e non mi riesce di superarli. Io ho sempre vissuto in tunisia mio padre è tunisino e mia madre è italiana, tutto comincia fin da quando ero piccolo, questa cosa delle due lingue mi confondeva a scuola oltre timido non parlavo per niente neanche agli insegnati ma loro sapevano che non ero scemo perche agli esami non ero brillante ma li passavo con sufficenza. Di amici ne avevo tanti visto che a loro piaceva l'idea di uno non come gli altri pero io non sono mai stato gentile con loro. Poi dopo alle medie ho conosciuto il mio migliore amico fino adesso abbiamo fatto le medie e liceo insieme, e anche con lui non sono stato sincero e correto, io me ne accorgevo e pure lo facevo ugualmente ahce se sapevo che si sarebbe incavolato e dispiaciuto, pero malgrado questo siamo sempre rimasti amici. siamo cresciuti, i miei rapporti con la mia famiglia sono sempre stati ottimi e diciamo che io obbidivo sempre a mia madre perche ci tenevo, mentre il mio amico riteneva che io non mi fossi ribellato che ero ancora bambino che non aveva superato l'adolescenza, io gli dicevo che non era vero che è sempre stato il mio carattere che non potevo farci nulla, da quel periodo fino ad oggi sono sempre stato un fifone al liceo mentre loro marinavano la scuola e io entravo mi vedevano come un cretino mi dicevano tanto assisti ai corsi e poi alla fine noi abbiamo gli stessi voti e la cosa più brutta era vero mentre io ero in classe e loro fuori algi esami andavo peggio io di loro. Dalle medie ad oggi non ho mai avuto una ragazza, l'idea di andarci a parlare mi speventava e visto che non ero abituato a parlare ci avevo provato e sono tutti andati male, tutte mi dicevano non sei normale non parli sei serio ti comporti in modo strano mentre che con i ragzzi cominciavo a correggere i miei rapporti. La cosa che mi da ancora fastidio è che dimostro meno gli anni che ho i mi vedono sempre come una femminnuccia, una volta io e il mio amico abbiamo litigato e me l'ha detto in faccia, prima di finire la mia laurea breve, i rapporti con i miei amici sono molto migliorati e pensavo che andasse meglio e i miei rapporti con le ragazze zero ma la cosa non importava per me era un passo risolvere almeno i miei problemi con il mio migliore amico e altri amici ma in realtà non gli ho mai risolti, e sono tornati a galla in una botta sola. un anno fa ho cominciato con il mio migliore amico per passare il tempo un progetto di apicultura, e progetto significa: carattere, decisione forza, coraggio e determinazione, e infatti non ho neanche uno di questi, ci sono stati problemi (sa in tunisia la situazione non è stabile) risse con altre persone per questione di territorio e mentre è scoppiata la rissa, ho notato che non ho avuto il coraggio di proteggere la mia famiglia ne il mio amico in due parole sono un codardo mi sono blaccato poi sono andato ho colpito ma sapendo di fare il minimo c'erano altri miei amici hanno fatto tutto loro, loro hanno protetto e hanno risolto, mentre io so di non essere in grado un giorno di proteggere una ragazza se ce l'avro ho anche la mia famiglia. Secondo, questa rissa mi rende nervoso ogni giorno sapendo che un giorno tornero li per l'apicultura e le persone che mi hanno visto ora ce l'hanno con me anche se non ho fatto niente, quindi penso se saro in una situazione del genere non so cosa fare soffro di panico anche di cose che non sono avvenute, dimagrisco anche se mi sforzo a mangiare perche sono cosciente del mio problema, certe volte sto meglio perche so che il giorno dopo non avro a che fare con quel posto o con quella gente,e ora non mi sento più uomo. Come posso discrivere il mio stato adesso ? ho paura di tutto, soffro di panico, quando passo davanti molta gente e sento che mi osservano sento di perdere l'equilibrio, anzia, mancanza di coraggio, sento che potrei tradire la mia famiglia e il mio migliore amico in un attimo, mi sento un vigliacco, non prendo mai decisioni sono debole, non ho mai fatto a botte, non so cosa significa pugno, penso sempre di vivere in un mondo dove la violenza non esiste e tutto si puo risolvere con le parole, niente mi rassicura,nessuno puo contare su di me, anche se credono che sono un uomo che sono una persona affidabile io dentro di me mi sento marcio e confuso, non so chi sono e come viro da grande se non posso nemmeno proteggere me stesso credo di essere superiore invece sono solo una merda, non dico questo perche oltre ad avere una mancanza di fiducia in se stessi ma lo dico perche è vero. concludo qua anche se i problemi non finiscono tante volte ho pensato al suicidio ma non ho nemmeno le palle per farlo.


>Gentile Normale,

sicuramente non è facile vivere in un paese che sta attraversando un periodo di forti turbolenze socio-politiche, in cui gli ideali di forza, debolezza, coraggio e determinazione vengono più facilmente interpretati e messi in atto attraverso la chiave della violenza.
La sua sensibilità non è una debolezza e con molta probabilità le permetterà di trovare soluzioni più intelligenti e dallo sguardo più ampio.
Per quanto riguarda la sintomatologia da lei descritta, che è di tipo ansioso, dovrebbe cercare un aiuto specializzato nel suo paese. Qualcuno che la possa aiutare ad orientarsi all'interno dei suoi pensieri. Purtroppo non sono a conoscenza della situazione delle strutture di supporto nel suo paese e di quanto sia possibile rivolgersi ad esse. Così come non so se lei vive in una città o in una zona rurale.
Ne ha parlato con i suoi genitori? Oppure no? Ha già provato a cercare una qualche forma di aiuto?
Ci scriva ancora, se vuole, e non si senta solo. Le sue problematiche – anche se magari sarà un sentiero faticoso e difficile da percorrere -  possono sicuramente essere risolte o trasformate in qualcosa che le faccia del bene.

Cordiali saluti,
Dott. Giovanni Castaldi

il mio ragazzo durante le liti mi mette sempre le mani addosso

--Michela--

buon pomeriggio
sono fidanzata da 5 anni e il mio ragazzo durante le liti mi mette smp le mani addosso mi da skiaffi e mi procura anke lividi io ho 18 annii e anke lui, sono veramente disperata mi date un consiglio???
grazie in anticipo
cordiali saluti


>Gentile Michela,
il consiglio che le posso dare è di non tenere nascosta la cosa e di parlarne con qualcuno in modo da prendere dei provvedimenti in grado di porre fine a questi episodi di violenza. Sicuramente anche il suo ragazzo ha bisogno di essere aiutato ma bisogna innanzitutto fare in modo che lei non venga aggredita. Se per qualche ragione le risultasse impossibile parlarne con famigliari o amici, o se ritenesse di non ricevere da loro il giusto aiuto, può contattare uno dei servizi telefonici adibiti proprio a queste problematiche, dove troverà del personale preparato e in grado di darle un supporto adeguato.
Provi a guardare questo link,
Le auguro buone cose, ci scriva ancora se vuole,

Dott. Giovanni Castaldi

Da mesi mi capita di avere lo sguardo fisso non capisco come mai

--Stefania--

Volevo chiedere informazioni su due problemi, mi chiamo Stefania ho 40 anni da mesi mi capita di avere lo sguardo fisso non capisco come mai, soffro da anni di disturbi dell'umore.
Da tre giorni che continuo a ridere alla sera prima di andare a letto, penso e rido e dopo avrei voglia di piangere.
Cosa mi sta succedendo?
La ringrazio.
Stefania



>Gentile Stefania,
le ragioni di tali oscillazioni dell’umore possono essere molteplici e bisognerebbe approfondire la questione attraverso dei colloqui. Potrebbero essere una sua risposta ad avvenimenti contingenti che stanno accadendo in questo periodo, così come potrebbero essere l’acutizzazione di una sintomatologia di base non ancora risolta.
Afferma di soffrire da anni di disturbi dell’umore e dunque mi sarebbe utile sapere come ha affrontato in passato tale problematica. Ha effettuato un percorso di psicoterapia? Ha preso degli psicofarmaci? Ecc.
Ci contatti pure se vuole prendere un appuntamento,

cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

Sono una persona insicura e che soffre di ansia

--Genevre--

Buongiorno!
Premetto che sono una persona insicura e che soffre di ansia e che qualche anno fa(avevo 24 anni)è stata anche in cura da un terapeuta per questo problema.
Durante la cura, per la mia estrema insicurezza e per l’ansia, in seguito ad eventi non belli che, purtroppo,sono avvenuti proprio in quel periodo, ho cominciato anche a fare sogni orribili e incubi. Fin qui tutto normale, se non fosse, però, per il fatto che mi rovinavano le giornate e che per i miei disturbi ossessivo compulsivi evitavo di fare cose “importanti” in quei giorni, così, ovviamente, a causa dell’ansia, è iniziato un circolo per il quale ho cominciato a fare brutti sogni praticamente tutti i giorni e a stare malissimo.
Ovviamente questa cosa mi ha fatto stare molto male ed è durata quotidianamente per qualche anno, ma ora il problema si è ridotto rispetto a prima,e anche se i sogni sono solo sogni e la razionalità lo sa,continuo, causa la mia Insicurezza, ad avere questa sorta di superstizione personale (da sottolineare che non ho una superstizione tradizionale Come la gente “sana”).
Il punto adesso è questo: un paio di mesi fa ho sognato che un evento bello si verificava ad una persona che non sopporto proprio, in quanto mi ha trattata male. Questo evento era molto improbabile che si verificasse, eppure……si è verificato!
La cosa che mi dà i nervi è che faccio sogni belli per persone che non meritano e sogni brutti per persone che, invece, mi vogliono bene. Anche questo mi rovina le giornate, per cui, per esempio, se devo comprare o fare qualcosa di bello e importante per me proprio in quel giorno……NON LA FACCIO Più (ho come paura che il sogno contamini quella cosa bella e/o importante e dal momento che non voglio soffrire, evito di “aggravare” la situazione…e di dovermi pentire, nell’eventualità che il sogno si avveri e di avere della rabbia contro me stessa). Ovvio, però, che se il sogno si avvera lo stesso, mi pento di essere stata ancora una volta così stupida e ce l’ho con me stessa comunque!
Premetto che so benissimo, e mi vergogno anche per questo, che sono ridicola, ma mi sento “in trappola”,anche se spesso cerco di non assecondare questa paura.
Non so come uscirne, anche perché anni fa, l’unica cosa che mi consigliava il terapeuta era quella di parlarne e di sforzarmi a comportarmi normalmente.
Ora sono sposata e, se prima c’era mia madre che mi consolava dai pianti quando facevo sogni orribili, adesso c’è mio marito che non ne capisce bene il meccanismo e si arrabbia, non mi risponde e non mi consola (eh si…..ho proprio bisogno di sentirmi dire, come i bambini, che la cosa non si può avverare e che se si avvera non è certo colpa mia che faccio certi sogni), ma, ovviamente, essendo lui sano, trova stancante questa cosa (e meno male che anni fa, quando stavo molto peggio, non gli ho mai fatto pesare questo mio tormento e mi tenevo quasi tutto dentro).
Cosa potete dirmi? Mi odio per non essere in grado di vivere la vita che amo come le persone che non meritano il mio affetto e sono forti.

Grazie.


>Gentile Genevre,
da un punto di vista clinico mi interesserebbe sapere come è proceduta la sua terapia e perché (da quanto ho capito) l'ha interrotta. Siccome la sua problematica prosegue da anni sarebbe molto utile avere un quadro delle azioni e delle modalità con cui ha cercato di prendersi cura di se stessa. Ritengo che debba continuare nella direzione della terapia, anche per smorzare le ripetizioni quotidiane e gli impedimenti dovuti a tutta una serie di azioni preventive che lei mette in atto. Potrebbe anche essere un bene che suo marito non la “consoli”, evitando così di instaurare un circolo poco evolutivo. Con questo ovviamente non dico che non dovrebbe starle vicino, anzi sarebbe importante che riusciste a parlare serenamente del suo problema evitando così che lei si nasconda.
Rifletta sulla possibilità di riprendere la terapia, magari a piccoli passi, e ci scriva ancora se vuole.

Cordiali saluti,
Dott. Giovanni Castaldi

Ho scoperto il tradimento di mio marito

--Dubbiosa--

Ho scoperto il tradimento di mio marito tra dicembre 2011 e gennaio di quest'anno (due volte). Ho fatto in modo che mi confessasse tutto. Ma è stato traumatico.
Premetto che siamo sposati da soli due anni, ma ci conosciamo da 15 (di cui altri due anni sono di convivenza). Mi fidavo ciecamente di lui, davvero, non sono mai stata gelosa...c'era la comprensione reciproca...
Poi la rottura...e la nuova unione. Ho pensato "ricominciamo" e l'ho perdonato.
L'ho perdonato perchè lui si è mostrato davvero pentito!
Ho attraversato un periodo terribile dal quale sono riuscita a "riemergere". Mi sono presa cura in primis di me stessa, ed ho curato anche la vita coniugale come se fosse stata una piantina che cercava di riprendere vita!
Un mese e mezzo dopo,ho scoperto email e telefonate fatte sempre all'amante. Dopo questa ulteriore scoperta ho quasi deciso di troncare, di non sacrificarmi più per il bene del nostro matrimonio. Lui mi ha fatto vari piccoli regali, giurandomi che non avrebbe commesso più errori e che non mi avrebbe più trascurata...
Scopro altre email scritte in marzo/aprile, e non gli dico nulla. Osservo e aspetto, perchè penso che l'ho perdonato e che lui ha giurato...
La settimana scorsa non ho resistito. Ho affrontato l'argomento e gli ho detto che sono nel dubbio e che ho pensato di lasciarlo! Ha avuto la solita reazione dei mariti che non vogliono perdere la propria moglie (pur sapendo di aver sbagliato): mi ha detto che per lui sono unica, che vuole un figlio solo da me, che non risce a pensare al futuro senza di me...e sono ancora con lui.
Ora ho un problema grave: non riesco a fidarmi di lui e alterno momenti di passione a momenti di indifferenza verso di lui e la nostra vita coniugale...diciamo che ora penso da "single". Mio marito mi ha detto che col tempo mi darà ragione di fidarmi nuovamente di lui, perchè mi dimostrerà che ciò che mi ha promesso è vero.

Avrei bisogno di sapere come fare a fidarmi nuovamente du lui...diciamo che ora sto quasi fingendo di avere fiducia!
Non mi fido perchè ho paura di soffrire di nuovo per la sua falsità, allo stesso tempo lo amo? Come posso superare questa crisi che non dipende da me?

Grazie di cuore.


>Gentile Dubbiosa,
non c'è una soluzione magica per poter riacquistare fiducia nelle persone, si tratta solitamente di processi lunghi e che richiedono impegno nella relazione, da entrambe le parti.
Nel suo caso non ci troviamo di fronte ad un problema psicologico conclamato, quanto ad una condizione di disagio all'interno della vostra relazione di coppia, forse introdotta dall'evento simbolico del matrimonio (d'altronde facevate coppia già da molti anni). Dovreste cercare di capire se lo stare insieme è qualcosa che volete e che vi fa stare bene, creando un dialogo sulla vostra situazione. Non è semplice e se risultasse infattibile si può sempre prendere in considerazione l'ipotesi di nuovi percorsi di vita.

Cordiali saluti,

Dott. Giovanni Castaldi

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