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Feticismo

Non esiste la Donna e non esiste l’Uomo. Sono funzioni simboliche, non sono funzioni naturali, non esistono in natura, esistono dei maschi e delle femmine che cercano di essere degli uomini e delle donne. Quel che definiamo natura è il sistema organico, non simbolico. La natura sono i nostri organi, i nostri genitali, il pene, la vagina, il fegato, il cuore etc. Perché il pene ha acquistato una così forte rilevanza tanto da essere diventato il simbolo fallico? Il pene non è il fallo, ma il fallo ha generalmente come rappresentante organico il pene dell’uomo, gli altri organi del corpo sono sicuramente meno gettonati, etc. Ritengo che il valore aggiunto del pene sia legato al fatto che è l’organo della riproduzione, e ciò comporta potere, il potere di generare per esempio. La riproducibilità organica avviene attraverso gli organi genitali maschili e femminili e non attraverso altri organi… Non si tratta solo di un problema di godimento fine a se stesso, la funzione fallica positiva è quella della riproducibilità e della fertilità, per esempio in senso sublimato è la trasmissibilità di un’esperienza come apertura verso l’altro e verso gli altri. Il godimento fallico è interessante se non è fine a se stesso e se sostenuto dal desiderio tende verso qualcosa che è altro da se stesso. Il corpo dell’uomo e il corpo della donna vengono reciprocamente a essere presi come oggetto del proprio desiderio e godimento. Se il corpo dell’altro partner non viene fallicizzato non c’è erezione, non c’è godimento penetrativo, non c’è eiaculazione neanche da parte della donna. C’è una pienezza nell’atto sessuale (genitale) quando c’è dimensione fallica. Nella normalità sessuale amore e desiderio coincidono, l’oggetto che causa il nostro amore è anche l’oggetto del nostro desiderio, il corpo di un uomo e di una donna assurgono per noi a fallo. Ma ci può anche essere scissione tra amore e desiderio. Tutta la grande sfera della perversione ha come base questa divisione.
Il corpo di una donna come il corpo di un uomo nella misura in cui è fallicizzato è anche feticizzato. È la totalità della sua figura a essere erotizzata. Il fenomeno del feticismo, la sua patologia emergono quando un tratto del corpo (piede, seno, etc.) oppure un qualsiasi oggetto associato al corpo (scarpa, calza, mutandina, etc.) acquistano il valore di oggetti sessuali, sono erotizzati e funzionano come rappresentanti, sono dei sostituti, del corpo. La patologia narcisistica si manifesta anche quando è il corpo stesso a essere investito di un plus valore, per esempio una ossessiva dimensione igienista (fitness, diete, cura eccessiva della propria immagine, tatuaggi, piercing, etc.). Tutto ciò, a seconda del tasso psichico di coinvolgimento degli individui, comporta o meno una patologia clinica grave. Si può fare di un tratto e di una parte del corpo una totalità. Ciò significa che per andare a letto con una donna non ho bisogno che questa donna mi piaccia, basta che abbia un bel seno o un bel piede o un certo tipo di calze, etc. Quindi non è quella specifica donna che mi attrae, ma tutte le donne a condizione che abbiano… Con chi faccio all’amore, con il corpo di un'altra persona o con le mutandine che ha?
Il feticismo diventa patologia quando si perde la misura del valore del corpo dell’altra persona, quando si perde la misura del valore dell’oggetto, quando l’oggetto, sia esso organico o inorganico, assume altre valenze rispetto alla sua dimensione e funzione naturale. Ripeto, è sul plus valore che vive il feticismo.
Il sex appeal dell’inorganico (Perniola) ha come sfondo il cyborg, la robotica, le persone non sono più soltanto prodotti naturali ma nel loro corpo vengono immessi materiali inorganici, chimici (la chirurgia estetica e ortopedica, la farmacologia, etc.).
La prospettiva è quella di un uomo sempre meno “naturale” e sempre più inorganico, il corpo umano perde la sua sacralità di corpo animato (nel senso dell’anima), diventa sempre più una organizzazione di organi che possono essere sostituiti. È il moderno processo tecnologico.
Il lavoro analitico riguarda tanto la sublimazione quanto la de-sublimazione. La sublimazione perché l’esperienza psicoanalitica verte sulla dimensione linguistica , la parola nella sua dimensione simbolica è centrale in tale esperienza. La de-sublimazione perché il lavoro analitico tende a de-immaginizzare, la dimensione immaginaria perde la sua consistenza immaginifica. È raro che un individuo dopo una lunga e approfondita analisi su se stesso abbia ancora una forte immaginificazione, ciò non significa che non abbia più immaginario, sarebbe impossibile oltre a essere spaventoso, ma significa che la sua immaginazione, la sua fantasia, sono sempre più declinate verso una simbolizzazione, verso un discorso che prende le cose per quello che sono. Non incrementa un plus valore intorno alle cose. Una merda resta una merda. Ciò significa una de-immaginificazione.
La merda di Michelangelo non è più bella di quella del sig. Bianchi. Hanno lo stesso valore, sono sostanze organiche, etc. La merda di artista di Manzoni non ha valore in quanto merda, ma il suo valore aggiunto è nell’idea di Manzoni che ne fa un simbolo perché è “una merda di artista”. Una merda può diventare un soggetto, può acquisire un valore individuale nella misura in cui qualcuno che ha una funzione riconosciuta socialmente… il mercato dell’arte, Michelangelo, l’ artista, etc. la riconosce in una sua funzione simbolica.
Quando un liquido o una sostanza fisiologica (sangue, urina , feci) diventa altro da quello che è nella sua realtà organica/naturale, si entra nello statuto immaginifico del simbolo, vedi per esempio il sangue dei santi o le loro ossa, etc. Una reale de-immaginificazione del simbolo lavora sulla sublimazione, sull’attraversamento del mondo simbolico, che in sostanza significa che “il re è anche nudo come ciascun essere umano”. Sherman, Manzoni, e Duchamp molto tempo prima, hanno tentato di produrre la de-immaginificazione simbolica dell’opera d’arte… Cioè rompere la visione dell’opera d’arte per una reificazione dell’oggetto… (scola bottiglie, water, etc.). Gli oggetti, anche i più miseri e umili, quotidiani, o, intimi, diventano altro. La stessa ciabatta di Cenerentola acquista un valore di unicità.

Dott. Giovanni Castaldi

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